Clonazione: come la vede il Cristianesimo?
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Male, molto male e per molti motivi diversi che in un post possono essere solo accennati.
In estrema sintesi, per il Cattolicesimo (che si è espresso in merito con dei precisi documenti ) la clonazione rappresenta il vertice del "prometeismo", cioè il culmine di quella concezione del mondo e dell’uomo che ne sostiene l'illimitata possibilità di intervento sulla natura mediante la tecnica, e che quindi ne avalla l’innata tendenza a bypassare l’idea stessa che la natura possa avere dei valori intrinseci da tutelare.
Ovviamente la Chiesa fa delle distinzioni tra clonazione umana e animale: partiamo da quella UMANA.
Innanzitutto ribadiamo che il Cattolicesimo possiede una propria antropologia, che ritiene di aver scoperto e compreso sempre più nel corso dei secoli a partire da una lettura delle Sacre Scritture e della vita della comunità dei credenti, resa infallibile dall’ausilio dello Spirito Santo, garantito ai pastori (i successori degli Apostoli quindi i Vescovi e il Papa) da Gesù Cristo stesso per il bene del suo gregge nel Vangelo (Gv 16, 12-13; 21, 15-17; Lc 22,31-32). Ciò non significa che il Cattolicesimo pretenda di avere conoscenze biologiche/fisiologiche o in generale scientifiche “rivelate”, no, nient’affatto! La Chiesa ha imparato la lezione di Galileo… L’antropologia cattolica piuttosto si interessa di individuare e far conoscere i valori [3, Intr. §3] che Dio ha posto nella natura umana: ovvero certi suoi aspetti e caratteristiche che rappresentano qualcosa di buono, di voluto da Dio, e che vanno preservati per il bene stesso della persona umana, non solo ultraterreno ma anche mondano. Tutte cose che si sottraggono al discorso quantitativo delle scienze.
Ebbene, su un punto l’antropologia non solo cattolica ma cristiana in generale è unanime: l’unione sessuale tra uomo e donna rappresenta più di un’immagine, rappresenta un segno, una vera e propria “trasposizione” nel mondo, di Dio (difatti è un Sacramento) [1, 2, 3]. In altri termini essa per la Chiesa manifesta nel mondo una forma di Amore tale da essere, dal punto di vista del proprio essere ‒ dal punto di vista ontologico ‒ analoga all’essere di Dio che ‒ come sappiamo ‒ è Amore appunto. Ora, questa analogia dell’unione maschile-femminile a Dio è un’eredità già del pensiero ebraico e dell’Antico Testamento:
Gen 1, 28.2, 24
Dio creò l'uomo a sua immagine;
a immagine di Dio lo creò;
maschio e femmina li creò.
Dio li benedisse e disse loro:
«Siate fecondi e moltiplicatevi […]» [...]
Per questo l'uomo abbandonerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una sola carne.
Il Nuovo Testamento offre però una chiave di comprensione ancora più profonda: ovvero la rivelazione che Dio è Amore (I Gv 4, 8 come abbiamo detto) ma non un qualunque tipo di amore bensì un amore totalmente donativo. Dio nel suo Figlio Gesù Cristo crocefisso e risorto (4, 7-11; Eb 1, 3) e nel suo Spirito di verità e di vita ha rivelato la propria essenza di Amore, di relazione che non tiene nulla per sé e che genera vita: a tal punto che Dio Padre con il Figlio e con lo Spirito sono una “cosa sola”, la Trinità. Ecco dunque come l’amore trinitario aiuta la Chiesa a comprendere ancora meglio il valore e il significato dell’amore umano. Ecco perché la coppia diventa un “carne sola”: su modello della Trinità! Ed ecco però che, per esserlo a pieno, ovvero per essere immagine di Dio, anche l’amore umano deve guardare al dono totale di sé, il solo che permette di realizzare assieme la vera unità e generatività propria del Dio-Trinità. Giungiamo così al punto: quel che la Chiesa annuncia è che Dio ha visto che la generazione della vita umana «era cosa molto buona» (Gen 1, 31) nel contesto di un’unione nell’amore tra «maschio e femmina».
L’antropologia cattolica piuttosto si interessa di individuare e far conoscere i valori che Dio ha posto nella natura umana
PUNTO1 Da questa verità antropologica di fede la Chiesa trae molte considerazioni: tra le tante anche il richiamo all’intrinseca non bontà di ogni manipolazione della vita umana incipiente che ‒ attenzione, questa è una clausola molto importante ‒ non abbia come proprio fine il bene della persona su cui si opera la manipolazione stessa. Se quindi certe forme sicure di cure geniche oggi nascenti non sono per nulla criticate dalla Chiesa [3, parte I §3], perché semplicemente si propongono di curare embrioni o feti ‒ comunque per la Chiesa “persone” ‒ altri interventi come la clonazione che prevedono una fecondazione in vitro che non passa per l'atto umano, non possono che essere valutati con l’occhio di Dio, e quindi visti come cosa più o meno “non buona”, fossero anche finalizzati alla ricerca medica [3, parte II §1].
PUNTO2 Ciò detto, infatti, bisogna considerare un altro tema, ovvero quello della innata dignità umana che la Chiesa ha sempre insegnato essere propria di ogni essere umano, dal concepimento alla morte. Tema che non serve essere cattolici per condividere, ma solo persone oneste intellettualmente. Dice il grande filosofo Hans Jonas [5, p. 136]: «La clonazione umana […] nel metodo la più dispotica e nel fine allo stesso tempo la più schiavistica forma di manipolazione genetica; il suo obiettivo non è una modificazione arbitraria della sostanza ereditaria ma proprio la sua altrettanto arbitraria fissazione». Ogni persona clonata, infatti ‒ a differenza dei figli naturali, che almeno possono essere voluti in sé stessi, per quanto a volte non accada così, purtroppo ‒ non potrebbe che esserlo per fini ad essa estrinseci, in definitiva per la soddisfazione di desiderata altrui, a sé del tutto estranei: il desiderio di sopravvivere a sé stessi (fosse anche per i propri cari), di provvedersi organi da trapianto, di perseguire fini eugenetici, di creare un esercito galattico alla Star Wars… Insomma, sempre desideri egoistici o comunque non indirizzati primariamente al bene del clonato. Questo è inaccettabile per chiunque ‒ tra cui i Cattolici ‒ creda nel valore assoluto e inalienabile della dignità umana!
Come diceva invece il gande Immanuel Kant, è sempre moralmente inaccettabile, in quanto intrinsecamente inconciliabile con la dignità della persona umana che un essere umano possa essere totalmente subordinato a fini a sé estranei, quasi non fosse un fine in sé stesso ma, appunto, uno schiavo, nient’altro che uno strumento in mano ad altri!
PUNTO3 Se qualcuno se lo stesse chiedendo mi sento di tranquillizzare sul fatto che la prospettiva della clonazione umana non pone problemi teologici in merito all’anima. Dio fortunatamente si è tenuto per sé il dono dell’anima al corpo umano, quest'ultimo concepito invece dai genitori nell’unione sessuale. In altri termini, una persona clonata pur essendo geneticamente ‒ quindi sul versante materiale della propria natura ‒ in tutto e per tutto identica ad un’altra, in verità non lo sarebbe fino in fondo perché ‒ sul versante spirituale ‒ avrebbe un’altra anima: sarebbe, insomma, sempre e comunque una persona diversa, un’altra persona. Questo può essere preso per buono anche da un non cristiano: nessuno considera “la stessa persona” due gemelli. La cultura, l’ambiente sono tutti fattori esogeni che però incidono sullo sviluppo della personalità, del carattere e addirittura del fisico di ognuno, rendendoci tutti ‒ anche tra gemelli ‒ persone diverse e uniche.
Concludendo sulla clonazione umana, invito tutti a leggere i documenti magisteriali e non che lascio in bibliografia qui sotto per un approfondimento: sono dei capolavori di saggezza, attenzione e argomentazione.
Ogni persona clonata, infatti, non potrebbe che esserlo per fini ad essa estrinseci
Trattiamo ora brevemente della clonazione ANIMALE.
Il Cattolicesimo guarda al Creato con gli occhi di Dio e quindi ci vede una «cosa buona», un “segno dell’amore di Dio”, direbbe San Bonaventura. D’altra parte, al contempo, lo vede con la finalità che Dio gli ha assegnato, ovvero quella di essere al servizio dell’Uomo, «cosa molto buona»:
Gen 1, 28.2, 18-19a
Dio li benedisse e disse loro:
«Siate fecondi e moltiplicatevi,
riempite la terra;
soggiogatela e dominate
sui pesci del mare
e sugli uccelli del cielo
e su ogni essere vivente,
che striscia sulla terra». [...]
«Poi il Signore Dio disse: «Non è bene che l'uomo sia solo: gli voglio fare un aiuto che gli sia simile». Allora il Signore Dio plasmò dal suolo ogni sorta di bestie selvatiche e tutti gli uccelli del cielo e li condusse all'uomo […].
Il Creato quindi indubbiamente è un “bene” e ha una propria dignità, che l’uomo è tenuto a rispettare e a curare. D’altra parte è stato pensato da Dio nell’ottica di essere al servizio degli uomini, nel quale soltanto trova piena realizzazione la sua stessa dignità. In questo senso, la clonazione vegetale/animale, a differenza di quella umana, non dovrebbe essere condannata tout court dalla Chiesa. Dico "dovrebbe" perché, in verità, non sono riuscito a trovare un’espressione della Chiesa precisamente su questo argomento. Tuttavia credo possa bastare quel che dice il #Catechismo in merito alle sperimentazioni animali in generale: da un lato «Le sperimentazioni mediche e scientifiche sugli animali sono pratiche moralmente accettabili, se rimangono entro limiti ragionevoli e contribuiscono a curare o salvare vite umane» (CCC 2417); dall’altro «È contrario alla dignità umana far soffrire inutilmente gli animali e disporre indiscriminatamente della loro vita» (CCC 2418).
Ad Maiorem
Fonti:
[1] Catechismo della Chiesa Cattolica §372 sul valore della procreazione.
[2] Catechismo della Chiesa Cattolica § 373 sulla chiamata dell'uomo al dominio sul Creato.
[3] Catechismo della Chiesa Cattolica §§ 2415-2418 sul rispetto del Creato.
[4] Congregazione per la Dottrina della Fede, Istruzione Dignitas personae (22 febbraio 1987).
[5] Pontificia Academia Pro Vita, Riflessioni Sulla Clonazione in L'Osservatore Romano (25 giugno 1997) p. 7.
[6] Jonas H., Cloniamo un uomo: dall'eugenetica all'ingegneria genetica, in Tecnica, medicina ed etica, Einaudi, Torino 1997, pp. 122-154.
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