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  • Immagine del redattorePietro Calore

FANTAQUESTIONE n°15

Aggiornamento: 4 lug 2021

Il male confuta l’esistenza di Dio?



L’argomento è di origine antichissima (Epicuro) ed è sempre immancabilmente lo stesso [1]: se Dio è (e non può non essere) onnipotente e buono, da dove viene il male?

Ora tutte le risposte possibili a questa domanda sembrano portare a negare l’esistenza di Dio:

1) Se Dio non può e non vuole eliminare il male, Dio non è né onnipotente né buono quindi non è Dio;

2) Se Dio non può e vuole, Dio è buono ma non è onnipotente quindi non è Dio;

3) Se Dio può e non vuole, Dio è onnipotente ma è malvagio quindi non è Dio;

4) Se Dio può e vuole… beh, visto che il male c’è, Dio evidentemente non esiste.

A questo problema [2] si possono opporre due contro-argomentazioni filosofiche, prima ancora che teologico-cattoliche.

Entrambe consistono nel mostrare come gli argomenti 3) e 4) siano mal posti: si tratta infatti di capire meglio cosa significhi che Dio voglia/non voglia eliminare il male. I primi due argomenti, invece, si possono anche tralasciare perché ci trovano d’accordo: è fuori discussione il fatto che non si addica all’onnipotenza di Dio che Egli non possa fare qualunque cosa. Nulla da dire. Discutendo gli ultimi due argomenti, vedremo proprio che Dio può eliminare il male: il fatto è che non vuole farlo e al contempo… lo vuole fare ma non come ce lo aspetteremmo.



PRIMA CONTRO-ARGOMENTAZIONE


Se Dio è assieme buono e onnipotente – come sono pronti a riconoscere anche i filosofi – bisogna trarne che Dio possa tutto ciò che vuole. Pertanto se, essendo buono, desidera sempre e solo il bene anche da parte di noi creature, nella sua onnipotenza deve averci voluto creare liberi: infatti, solo atti buoni compiuti a seguito di una libera scelta da parte di una libera volontà, rappresentano un vero e proprio “bene”, dal momento che soltanto questi atti portano in se stessi un plusvalore positivo, al di là del loro puro esito materiale buono. Se Dio ci avesse creati come delle marionette che fanno buone azioni per conto Suo, solo “per interposta persona” diciamo, si potrebbe certo dire che così avrebbe evitato il male e creato soltanto del “bene” ma… in modo fittizio [3]! Noi stessi nel dirlo non potremmo crederci fino in fondo: dovremmo ammettere a noi stessi di star parlando usando dei concetti (“bene”/“male”) vuoti, usati giusto pour parler! Piuttosto, infatti, dovremmo dire che così avrebbe creato solamente un magnifico teatro dei pupi. E a chi di noi, dopo aver assistito ad uno di quei – pur meravigliosi – spettacoli siciliani, verrebbe mai in mente di alzarsi dalla platea per complimentarsi con Orlando del suo coraggio e del suo valore?

Ecco dunque che Dio, da buono e onnipotente, proprio perché vuole il (vero) bene, ha voluto innanzitutto crearci liberi, quindi rispettare la nostra libertà e non farci violenza, “costringendoci” a fare del (a quale punto falso) bene.

In ciò, in questo “non voler forzare la nostra libertà”, consiste il “non voler eliminare il male” dell’argomento 3), da cui quindi si sbagliano gli atei a inferire la non esistenza di Dio o la Sua malvagità (il che è lo stesso): difatti, che Dio possa ma non voglia eliminare il male, nel senso di non voler castrare la libertà delle Sue creature, è perfettamente coerente con il concetto di un Dio (veramente) buono e onnipotente.


A questo problema si possono opporre due contro-argomentazioni filosofiche, prima ancora che teologico-cattoliche. Entrambe consistono nel mostrare come gli argomenti 3) e 4) siano mal posti


SECONDA CONTRO-ARGOMENTAZIONE


Abbiamo visto che Dio vuole sempre il bene e permette il male (causato solo ed esclusivamente dall’uso perverso da parte di alcune creature della propria libertà) solo perché così è possibile che ci sia anche il (vero) bene. D’altra parte non è neppure sbagliato pensare che Egli, nella sua onnipotenza, voglia anche eliminare il male ma non nel senso di eliminare le creature malvage (che, nonostante tutto, in quanto sue creature, non smette mai di amare: «Egli infatti ha creato tutte le cose perché esistano […] Tu infatti ami tutte le cose che esistono e non provi disgusto per nessuna delle cose che hai creato, se avessi odiato qualcosa, non l'avresti neppure formata. [Sap 1, 14.11, 24]») bensì nel senso di eliminarne i frutti.

Ecco quindi come la filosofia di tutti i tempi e il Cristianesimo abbiano potuto legittimamente pensare che Dio, nella sua onnipotente volontà, voglia e quindi possa trarre il bene dal male, ovvero faccia sì che anche il male compiuto dai malvagi alla fin fine torni sempre in bene. Il che – come è noto – è tutto il dramma e la frustrazione del Demonio, ben espresso dal suo alter ego letterario Mefistofele: «Io sono parte di quella forza che eternamente vuole il male ed eternamente opera il bene» dice il satanasso nel dramma teatrale di Goethe.

In effetti, non si tratta di nient’altro che della buona vecchia idea della Provvidenza divina, che di fatto rende ragione dell’argomento 4), tenendo conto però della risoluzione dell’argomento 3): Dio vuole eliminare il male e lo fa ma non guidando come burattini le creature – perché, altrimenti, non otterrebbe altro che eliminare il bene piuttosto che il male – bensì inserendolo in un progetto provvidenziale più ampio che lo sottomette al servizio del bene.

In effetti, se ci ragioniamo, la domanda stessa che dà adito a questa Fantaquestione rappresenta già di per sé un "ribaltare la frittata" da parte degli atei di ogni tempo. Vediamo perché.


È un dato di fatto che l’idea di Dio sia esistita ed esista in tutte le culture umane di sempre: questo fatto già da solo sta a dimostrare come l’idea di Dio non sia mai stata confutata dal "problema del male", che pure affligge identicamente da sempre tutti gli uomini. D’altra parte, se fosse stato altrimenti, avremmo dovuto constatare ormai da un pezzo un progressivo ateismo di massa nell’umanità, cosa che non sono riuscite a ottenere neanche le ideologie atee del nostro tempo, per quanto si siano applicate nel perseguirlo, e che perfino il capitalismo trionfante stenta a ottenere tutt’oggi.

Ora, sulla base di questa evidenza, si deve trarre una considerazione molto importante: che, appunto, l’idea di Dio deve essere sorta nell’uomo e deve continuare a sorgere in ognuno, non prima che questo si interrogasse o si interroghi sul male, così da poterne venire confutato, bensì proprio in virtù dell'esperienza del male stesso e della riflessione su di esso.

Quindi, per essere chiari, in conclusione, ritengo che la cosa più importante da ribattere agli atei in risposta a questa Fantaquestione sia che non abbia proprio senso chiedersi se il male confuti o meno l’idea di Dio. E questo banalmente perché, con ogni evidenza, la Sua idea deve essere nata nell’uomo e in ogni uomo di ogni epoca, così da rafforzarsi nel tempo, proprio in quanto risposta dell’uomo al non senso del male.

Non sbagliava Pascal quando per descrivere la condizione umana diceva che siamo come “re decaduti”: da sempre gli uomini non si capacitano del senso del male e della sofferenza, che percepiscono come qualcosa che non gli si addice, qualcosa di profondamente ingiusto. Ebbene Dio è sempre stato proprio la risposta a questo problema di mancanza di senso: non ne è mai stato e non potrà mai esserne la vittima; Lui sarà sempre piuttosto l’unica vera garanzia che un giorno tutta questa “valle di lacrime” avrà un senso.


Pertanto Dio non verrà mai confutato dal mistero del male: innanzitutto, perché gli argomenti suddetti non sono decisivi; in secondo luogo, perché non esisterà mai un uomo veramente ateo! Un uomo che accetti fino in fondo di restare col cerino in mano, da solo, di fronte al problema male – quello sì, inconfutabile – senza altra soluzione che una tragica rassegnazione (in fin dei conti alienante del tipo: vivere per lavorare o per godere piaceri effimeri) o il suicidio.

Si rassegnino gli atei: il male non confuta Dio, Lo esige.


Ad Maiorem


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