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Immagine del redattorePietro Calore

FANTAQUESTIONE n°16

Aggiornamento: 30 ott 2021

Cos’è Dio?

Parte prima – Le due vie


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Bella domanda. Come avrebbe detto il buon Sant'Agostino, Dio è una di quelle “cose” che finché nessuno me lo chiede, so benissimo cos’è, poi invece quando accade… il vuoto.

Credevo di sbrigarmela con una Fantaquestione e finirò per scriverne tre ma… ne varrà la pena. In fin dei conti Dio rimarrà sempre un oceano e anche mille mie Fantaquestioni rimarranno sempre delle piccole buche sulla spiaggia, avrebbe detto ancora Agostino (1).

Intanto comincio ponendo qualche premessa di metodo non banale.


Riflettiamo su noi stessi nel momento in cui ci poniamo questa domanda “Cos’è Dio?” e subito dopo chiediamoci: come ci viene da rispondere così… su due piedi? Tu che stai leggendo, prova a fare questo esperimento: fatti questa domanda e prova a darti una risposta (mi sento un po’ Marzullo). Poi continua a leggere e vedi se ti ritrovi nella mia esperienza.


Fatto? Ok. La mia risposta spontanea a questa domanda è: Dio è il Creatore del cielo e della terra. Subito dopo mi viene da dire: Dio è nostro Padre. In terza battuta mi viene da pensare a Gesù Cristo, quindi alla Trinità e poi – ultimo ma non ultimo – mi viene in mente il motore immobile di Aristotele e il noumeno kantiano. Su questi ultimi due pensieri sono abbastanza sicuro di aver perso buona parte di voi ma, almeno sui primi, credo di aver fatto centro.

Ora, basta questo piccolo esperimento mentale per rendersi conto di una cosa: quando pensiamo a Dio viene spontaneo – almeno a noi occidentali – attivare due percorsi mentali diversi che lì per lì non problematizziamo quanto siano o meno paralleli, confusi, convergenti o contrapposti l’uno con l’altro: un percorso che approccia Dio dal versante della pura Ragione e un altro che invece lo avvicina a partire dalla Fede (o comunque dalla nostra formazione religiosa).

Infatti, che Dio sia il “Creatore del cielo ecc.” è un’idea di origine filosofica (pensiamo, appunto, ad Aristotele), un'idea che più o meno tutti troviamo assieme sufficientemente logica e comprensibile da indurci a tenerla buona, almeno in prima battuta, come risposta credibile. Eppure basta tornarci un poco sopra per rendersi conto che, come espressione, l’abbiamo tratta dal Credo cristiano… non ve ne eravate accorti vero? Poi che Dio sia “Padre” sembra un certo che di scontato da dire ma – questa ancora di più! – è una eredità genuinamente cristiana.


quando pensiamo a Dio viene spontaneo – almeno a noi occidentali – attivare due percorsi mentali diversi

Ecco quindi che poniamo una prima premessa di metodo: tentare di rispondere alla domanda suddetta impone che previamente ci chiariamo le idee su che percorso vogliamo seguire per farlo. Vogliamo seguire la via della Ragione? Allora partiremo da certe premesse e arriveremo a certe conclusioni. Vogliamo seguire la via della Fede? Allora partiremo da certe altre premesse e arriveremo ad altre conclusioni.

Si impone così una seconda premessa di metodo: dire “altre” premesse/conclusioni non significa per forza intendere premesse/conclusioni “(del tutto) diverse”. Ciò significa banalmente che non possiamo dare per scontato in partenza che i ragionamenti che faremo lungo la prima e la seconda via siano di per sé, per dirla alla Khun (2), “incommensurabili”, ovvero tanto diversi da non potersi neppure comprendere gli uni con gl’altri. E questo nonostante un certo qual bias illuminista – da noi europei interiorizzato negli anni della formazione, per mezzo della scuola e della cultura dominante – ci induca inesorabilmente a pensarlo. Avremo modo di vederlo bene ma prima dovremo aver percorso un po’ di entrambe le strade. Per ora mi limito a qualche pennellata generale.


La via della ragione, come vedremo, partirà dalla nostra esperienza del mondo per giungere a concepire Dio così come le sembra legittimo entro i limiti delineatile dalla logica: in tal modo, il Dio conosciuto con certezza dalla ragione, pur possedendo certi attributi, rimarrà comunque ancora pieno di mistero, ma di un mistero “sano”, quel tipo di mistero che è tale non perché consista in qualcosa che si rifiuti in modo disonesto o arbitrario di sottoporsi al vaglio della ragione ma perché ammanta “qualcosa” cui la ragione stessa, riconoscendosi limitata, concede di essere non contro di sé ma oltre le proprie possibilità conoscitive, al di là di ciò le è logicamente lecito conoscere.

La via della fede farà proprio il tratto di strada messo a terra dalla ragione ma, giunta sulla soglia del mistero, ne prenderà il testimone e si aprirà agli orizzonti sterminati che le aprirà l’idea di rivelazione.


Spero di aver stuzzicato la vostra curiosità: con questo mercoledì comincerà una corsa in cui non è affatto scontato «arrivare al premio» (Fil 3, 14).

Allacciate le cinture.


Ad Maiorem


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