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  • Immagine del redattorePietro Calore

FANTAQUESTIONE n°22

Aggiornamento: 21 apr 2021

Dio può creare un masso che non può sollevare?



Questo è un classico paradosso con cui gli atei di ogni tempo hanno tentato di buggerare il concetto di “onnipotenza divina” e così di “Dio”, credendo grazie ad esso di poterne dimostrare l’insostenibilità logica. Qualunque risposta gli si dia, infatti, pare che se ne debba trarre che Dio non sia onnipotente e che quindi, alla fin fine, neppure esista. Vediamo come.


Se a questa domanda ‒ come viene spontaneo ‒ si risponde di sì, con ciò stesso sembra di dover ammettere che Dio non possa sollevare un masso, cosa che nega la sua onnipotenza: ma se Dio non è onnipotente, non è neanche Dio. In seconda battuta, se a tale quesito ‒ per uscire dall’imbarazzo ‒ ci si decide a rispondere di no, allora si deve ammette che Dio non può comunque fare qualcosa, cioè creare questo masso. Sicché dunque Egli si ritrova ugualmente a non essere onnipotente, e quindi a non essere Dio.

In un certo senso questo paradosso sembra possedere tutte le fattezze di una “prova ontologica” della non esistenza di Dio: d’altra parte io non credo neppure alla prova ontologica della Sua esistenza (benché creda tranquillamente lo stesso a Dio, sia chiaro: solo per altri motivi…) quindi non mi crea problemi risolvere anche questo, che altro non è ‒ a mio modo di vedere ‒ che un altro inghippo logico, facilmente risolvibile una volta che si siano chiariti i termini coinvolti.


Qualunque risposta si dia a questo paradosso pare che se ne debba trarre che Dio non sia onnipotente

Consideriamo il concetto di “onnipotenza”: il paradosso, per come è brandito dai razionalisti, presuppone che esso voglia dire “facoltà di compiere qualunque azione”. Tutto il mio lavoro consisterà nel mostrare come, ammettendo in partenza una definizione del genere (chiamiamola DEFUNO1), i giochi siano già fatti, perché si tratta a tutti gli effetti di una definizione problematica, che porta con sé un’intrinseca e radicale viziosità. Per comprenderlo a pieno occorre fare un secondo passaggio. Da Defuno1 deriva, a mo’ di corollario, una seconda definizione di “onnipotenza” (chiamiamola DEFUNO2) che, invero, più propriamente sta alla base del nostro paradosso e che afferma quanto segue: “onnipotenza” è la “facoltà di acquisire qualunque proprietà”. Dimostrarlo è molto facile. Chiediamoci: “Acquisire una proprietà” è un’azione no? Dunque se un Ente Onnipotente potesse compiere ogni azione, dovrebbe poter acquisire ogni proprietà, tra cui, paradossalmente anche quella della non-onnipotenza.

È a questo giochetto logico che possiamo ricondurre non solo il paradosso in oggetto, ma i molti altri consimili (che ci potremmo anche divertire ad inventare) i quali non fanno altro che riproporre l’effettiva assurdità ‒ e chi la nega? ‒ di concepire l’“onnipotenza divina” in tal modo. Modo però che ‒ guarda caso ‒ si sono dati gli autori stessi di questi paradossi e non è difficile capire il perché. Defuno2 offre all’ascoltatore un concetto di “onnipotenza divina” fallace, che offre il fianco alla domanda fatale che soggiace a tutti suddetti sofismi: se Dio è onnipotente, può rendersi non onnipotente? Per esempio creando il detto masso? Con tutto ciò che ne consegue, abbiamo visto.

Rimaniamo ancora un attimo su Defuno2. Seguendo questa stessa definizione di “onnipotenza”, si potrebbe pur sempre osservare che in fin dei conti non è vero che dimostri che Dio non è onnipotente, e quindi non esista. Stando sempre a Defuno2, Dio potrebbe ben rimanere “onnipotente” per l’eternità anche potendo rendersi “non onnipotente”: basterebbe pensare che non voglia farlo. In altri termini: basterebbe pensare che Egli, pur potendo creare il masso insollevabile, non voglia mai farlo. Ma bisogna ammettere a questo punto che Defuno2 va in panne perché non contempla tra i suoi termini la categoria della “volontà”, non sa come gestirla.


Se un Ente Onnipotente potesse compiere ogni azione, dovrebbe poter acquisire ogni proprietà

Ecco allora che occorre far qui entrare in campo un'altra definizione di “onnipotenza”, più appropriata a Dio e quindi al paradosso, la definizione DEFDUE: l’onnipotenza è la “facoltà di fare tutto ciò che si vuole”.

Non è banale a questo punto osservare che il Dio del Cristianesimo viene perfettamente incontro a questa nuova definizione. Il Dio cristiano, infatti, è un Dio personale, dotato di libera volontà: non è una “macchina che fa cose” fossero anche “tutte le cose possibili immaginabili”, come creare massi. Per questo ogni definizione della Sua onnipotenza che non avesse contemplato tra i fattori di cui tenere conto anche la Sua volontà, non sarebbe stata pertinente, in quanto insufficiente, inadeguata al concetto di “Dio personale” cui si sarebbe preteso di attribuirla. E la ragione ci ha condotti a formulare proprio una definizione di questo genere: coincidenza? Ma andiamo avanti.

Ammettendo questa definizione, ovvero che Dio può fare tutto ciò che vuole, allora il cosiddetto “paradosso del masso” si scioglie come neve al sole. Che Dio voglia o non voglia creare un masso che non può sollevare non crea alcun problema. Dio (non) ha voluto limitarsi e (non) lo ha fatto? Ciò non confligge più minimamente con la definizione della sua onnipotenza come “coincidenza di volontà e azione”. Che Dio voglia porsi un qualunque limite, per esempio un masso che neppure Lui può sollevare, e che quindi l’abbia fatto, è pienamente coerente con la sua onnipotenza di fare tutto ciò che vuole: non la smentisce, non la nega, non la contraddice. Lo vuole e lo fa, punto: la coincidenza in Lui tra volontà e azione non viene meno per questo, come accadeva con la vecchia definizione di “onnipotenza”.


Qualcuno di più arguto a questo punto potrebbe obbiettare: non è vero scompaia ogni problematica! Un problema rimane, seppur meno visibile. Infatti ci si potrebbe sempre chiedere se Dio può volere che alla sua volontà in generale non coincida più l’azione. Ovvero, in altri termini, anche con Defdue, ci si può chiedere se Dio possa volere di non essere più Dio o addirittura di “annichilirsi”, come prima con Defuno2 avrebbe potuto creare un masso che lo avrebbe reso non onnipotente (e quindi non più Dio).

Ora, chi pone questa obiezione va scusato: deve essere un ateo dalla mentalità simile a quello che ha posto il paradosso della nostra Fantaquestione, e che fa ancora fatica a ricalibrare il proprio ragionare sulla base della nuova e più adeguata definizione di “onnipotenza”. Innanzitutto va detto, infatti, che vale quanto già detto prima: Dio potrebbe banalmente non voler mai smettere di essere Dio. D’altro canto capisco che sarebbe una risposta in qualche modo insoddisfacente. E perché mai non dovrebbe poterlo volere? Nessun problema: grazie a Defdue, entra in campo a sciogliere definitivamente anche quest’ultimo nodo un concetto implicato da quello di “volontà”: il concetto di “bene”.


Ammettendo questa definizione, ovvero che Dio può fare tutto ciò che vuole, allora il cosiddetto “paradosso del masso” si scioglie come neve al sole.

Il Dio cristiano, in modo analogo a noi e agli angeli, possiede una “volontà” non nel senso che banalmente si ponga fini casuali, arbitrari e agisca di conseguenza, bensì nel senso che se li ponga e agisca sulla base di una previa valutazione morale su cosa sia “meglio” o “peggio” rispetto a un fine unico e assoluto che fa da parametro valoriale definitivo, il “bene” appunto. Cosa sia il “bene” assoluto Suo e di tutta la realtà lo può sapere solo Dio in quanto Creatore: evidentemente rientra in questo il fatto che Egli voglia continuare a esistere e a far coincidere con la propria volontà in generale il proprio agire. Ciò non toglie che Egli possa comunque voler darsi dei limiti parziali, proprio in nome del suo progetto d’amore, per il bene delle sue creature: per esempio quello di rispettare fino in fondo la libertà degli enti personali come noi uomini e gli angeli, anche davanti al nostro operare il male, imponendosi di non obbligarci a fare il bene (vedi la Fantaquestione 15).


Pertanto: Dio può creare un masso che non può sollevare? Sì e nonostante questo rimane ancora onnipotente, perché voler darsi dei limiti non scalfisce la sua onnipotenza, che consiste nel fare tutto ciò che vuole. D’altra parte ‒ lo si ricordi in Quaresima ‒ Dio non ha già creato la nostra libertà più inamovibile di qualunque masso? E non è stato disposto a morire in croce per questo? Sì, lo ha fatto, e nella sua onnipotenza, proprio grazie a questo limite che si è posto davanti alla nostra libera volontà, ha fatto l’impossibile: risorgere. «Nulla è impossibile a Dio» (Lc 1, 37).


Ad Maiorem


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