La Sindone è vera?
La Sindone è una (per molti solo "presunta") reliquia cristiana conservata nel Duomo di Torino: un telo di lino dalla forma rettangolare oblunga (441 cm x 111 cm) che porterebbe impressa l’immagine del corpo esanime di Gesù Cristo, sia di fronte che di schiena.
Si tratta di un oggetto talmente pregno di mistero da essersi meritato l’appellativo di “oggetto più studiato del mondo". L'analisi al carbonio-14 del 1988 lo ha datato più o meno al XIII/XIV secolo, proprio il lasso di tempo in cui se ne hanno le prime testimonianze storico-documentarie. I giochi quindi sembrerebbero fatti: la Sindone sarebbe un falso medievale. Credo invece che l'affaire Sindone non sia affatto chiuso: in questa fantaquestione mostrerò quali sono gli elementi principali ‒ veramente fantascientifici! ‒ che devono far dubitare del fatto che la Sindone possa essere un’immagine non solo medievale ma persino “cherotipa” (cioè “fatta da mano umana”).
Innanzitutto non si deve credere che l’esame al carbonio-14 sia una prova definitiva quasi fosse infallibile: nel 1988 tale analisi venne condotta sì da quattro diversi prestigiosi laboratori sparsi per il mondo ma su uno stesso frammento solo diviso in quattro parti. Ora, la Sindone è stata esposta nei secoli a diversi eventi traumatici che possono averne alterato il valore del carbonio anche localmente: primi fra tutti due incendi (a cui si devono le vistose toppe). Quindi prova del carbonio ok ma… con beneficio di inventario.
non si deve credere che l’esame al carbonio-14 sia una prova definitiva
In secondo luogo: è stato appurato che l’immagine del telo non è dovuta a pigmenti (cioè a una qualunque forma di pittura) ma ad un particolarissimo ingiallimento delle fibre di lino più superficiali, per uno spessore di 200 nanometri (1nm = 10-9 m = un miliardesimo di metro). Considerando la precisione della rappresentazione anatomica dell’immagine, ci si chiede come un contraffattore medievale abbia potuto operare con una simile precisione ed in modo così delicato: con che tecnica? Chi legge queste righe deve sapere che attualmente nessun laboratorio scientifico al mondo è riuscito a “impressionare” un telo di lino in modo assimilabile a quello della sindone, se non ricorrendo a delle tecnologie avveniristiche (in particolare, irraggiamenti laser ultravioletti estremamente rapidi [nanosecondi] ed energetici [dalla lunghezza d’onda di micrometri]) concepiti appositamente per ottenere il risultato riscontrabile sul telo sindonico e comunque solo dal punto di vista qualitativo, ovvero su piccole superfici e senza cercare di ottenere una qualunque forma: dal punto di vista quantitativo, ovvero per riuscire ad ottenere una copia vera e propria della sindone, occorrerebbero ulteriori capitali e anni di ricerca per creare un’ulteriore tecnologia apposita, capace di operare a livello delle singole fibre di lino sui 3,60 m coperti dell’uomo della sindone, in effetti l’unico modo per ottenere l’effetto complessivo dato dall’immagine attualmente visibile a Torino. Come avrebbe potuto fare tutto ciò un artefattore medievale?
In terzo luogo: alla fin del XIX sec., con l’avvento della fotografia, si è scoperto che l’immagine è un negativo fotografico, ovvero è “colorata” con il chiaroscuro invertito, in modo tale da risultare decisamente più intellegibile sul rullino di una macchina fotografica piuttosto che su un supporto positivo, come il telo stesso o una sua fotografia sviluppata. Ora, senza considerare l’enorme arditezza di concepire un’immagine simile in qualunque epoca non dotata di strumenti fotografici o di computer, combinata alla difficoltà di metterla in opera alla luce di quanto detto prima, sorge spontanea la domanda: che senso avrebbe avuto per un falsario di qualunque epoca precedente al XIX sec., creare un’immagine in negativo? Un’immagine che a vederla al positivo (ovvero l’unico modo in cui alla sua epoca sarebbe stato concepibile vederla) risulta appena visibile a diversi metri di distanza e comunque con i tratti molto sfumati? Non sarebbe stata una fatica inutilmente controproducente per un truffatore medievale di reliquie?
come un contraffattore medievale abbia potuto operare con una simile precisione ed in modo così delicato: con che tecnica?
In quarto luogo bisogna escludere che l’immagine derivi dal contatto con una qualunque superficie, anche corporea, essendo a tutti gli effetti una proiezione ortogonale di un’immagine umana: fosse stata originata da una qualche forma di contatto diretto, infatti, i tratti fisici ne sarebbero risultati deformati, un po’ come accade ai contorni dei continenti sui planisferi, i quali tentano di stendere su una superficie piana a due dimensioni un globo a tre dimensioni.
In altri termini un falsario medievale per ottenere l’attuale telo sindonico avrebbe dovuto creare una fonte molto ben calibrata di radiazione ultravioletta a forma di corpo umano, in qualche modo “a mezzaria”, equidistante dalle due parti del telo piegato in due per corto. E non un corpo qualunque, ma il corpo di un uomo ricoperto di sangue (le cui tracce sono state riscontrate sulla sindone), martoriato da ferite acuminate sul capo, da colpi di flagello sul dorso e da quattro fori a livello dei piedi e dei polsi (dettaglio storico questo ignoto nel medioevo, quando era convinzione comune che Gesù fosse stato inchiodato alla croce attraverso i palmi delle mani, come si può evincere da qualunque statua/icona/quadro della crocifissione coevi).
Corpo che, tra l’altro, sembra essere letteralmente "scomparso" dal lino in cui era avvolto, a poche ore dalla morte dello sfortunato soggetto: non si trovano, infatti, sul telo tracce di liquidi di decomposizione né segni di uno spostamento manuale ‒ come un trascinamento ‒ del corpo, comunque non facile da muovere senza lasciare alcuna traccia, essendo appartenuto a un uomo di circa 30/40 anni, robusto, dalle spalle larghe, di un 1,80m di altezza e dalla barba e chioma fluenti.
Potrei esporre molte altre prove ma credo di averne citate abbastanza e sufficientemente fantascientifiche.
Che dire? No! Ad essere intellettualmente onesti, al di là della datazione al radio carbonio, non ha senso attribuire il telo sindonico ad un falsario medievale.
D’altra parte non si può neppure avere la certezza assoluta che ritragga Gesù Cristo. Si può “solo” arguire che testimoni un fenomeno fisico misterioso di sparizione istantanea di un cadavere, martoriato a mo' di crocifissione, in seguito a un evento di natura elettromagnetica del tutto peculiare. Chi ha fede non può fare a meno di vederci ‒ ragionevolmente ‒ la Resurrezione di Nostro Signore. E a mio parere, oltre che per tutte le prove scientifiche fin qui portate, fa bene a vedercela, anche da un punto di vista teologico. Mi sembra infatti che la Sindone sia credibile per un ultimo quinto motivo di natura teologica, ovvero il fatto che rappresenti la concretizzazione materiale del modo di agire tipico del nostro Dio “misterioso” (Is 45,15), il Quale, come dice Pascal, ha sempre rivelato di Sé a noi uomini quel tanto che bastava sia perché potessimo credere che dubitare, nel pieno rispetto della nostra libertà, per la quale non per nulla si è incarnato, è morto ed è risorto.
Ad Maiorem
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