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  • Immagine del redattorePietro Calore

FANTAQUESTIONE n°33

Chi è lo Spirito Santo?



Innanzitutto, a tutti buona festività di Pentecoste!

Come spesso capita, nella domanda c’è già la risposta: lo Spirito Santo è una persona. Può sembrare strano ma è così: è una persona, o meglio una Persona Divina, la Terza Persona della Trinità (1).

Nel linguaggio teologico, “persona” è ogni ente capace di “relazione”: per il Cristianesimo (sia Ortodosso che Riformato) Dio è un’unica Sostanza di Natura Divina in tre Persone. Per capirci, le Tre persone Divine stanno a Dio come le singole persone umane stanno all’Umanità, tuttavia con la distinzione qualificante – giacché segna lo stacco tra la natura delle creature e del Creatore – che mentre non si può dire delle singole persone umane che siano l’Umanità, cioè che formino un’unica sostanza umana bensì solo che siano tutte sostanze a se stanti, invece delle Tre Persone Divine si deve dire che sono tutte e tre Dio, un’unica sostanza divina, tutte allo stesso modo e grado.

Questa definizione dogmatica di Dio è propria di tutte le Chiese cristiane dal momento che è frutto dei grandi Concili Ecumenici dei primi secoli della Cristianità (2): Nicea I (325), Costantinopoli I (381), Efeso I (431), Calcedonia (451), Costantinopoli II (553), Costantinopoli III (680-681), Nicea II (787). Così per fare un bignamino.


Ma perché è la “Terza” persona? Perché delle tre è “l’ultima” (secondo un ordine puramente logico e non temporale né di dignità) a venire generata (NON creata!), nell’eterno circolo d’Amore che costituisce la natura divina della Trinità.

Il Padre è la Prima Persona, la “fonte della divinità” (Gregorio di Nazianzo) perché ama per primo e ama il Figlio.

Il Figlio è la Seconda Persona perché ama di rimando il Padre.

Lo Spirito è la Terza Persona perché è l’Amore che “spira” tra Padre e Figlio: un Amore tanto intenso da essere, a differenza di quello di noi creature, a sua volta una Persona.

Tutte queste Tre Persone costituiscono l’unica sostanza divina d’Amore, differenziandosi tra loro solo per la relazione con cui si amano: Paternità, Figliolanza, Spirazione.

In particolare, la divinità dello Spirito è stata sancita come dogma dal primo Concilio di Costantinopoli del 381 d.C.


Ovviamente, come tutti i dogmi, anche quest’ultimo era già creduto – benché non senza contestazioni, che resero necessaria l’affermazione del dogma – dall’inizio della storia cristiana. Vediamo qualche attestazione.

Non mancano già nelle lettere apostoliche benedizioni e saluti da parte dei diversi mittenti – sull’impronta dell’esplicito invio di Cristo in Mt 28,18 – “nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo” (1Cor 13, 14; 1Pt 1, 2).

I tre vangeli sinottici affermano unanimemente il concepimento di Gesù in Maria “per opera dello Spirito Santo” e, se Gesù vi viene definito in seguito “Figlio di Dio”, se ne deve supporre che almeno agli evangelisti dovesse essere chiara la divinità dello Spirito.

Gesù Stesso ne parla in termini personali e divini, in particolar modo nel Vangelo di Giovanni, dove lo chiama “Paraclito”, o meglio “altro Paraclito” dopo… di Lui!


Ma perché è la “Terza” persona? Perché delle tre è “l’ultima” (secondo un ordine puramente logico e non temporale né di dignità) a venire generata

Già, “Paraclito”: cosa significa? È una parola greca del tutto speculare a quella latina – a noi forse più comprensibile – di “Advocatus”: “Para-” = “Ad-” = “A/Presso”; “-klitos” = “-vocatus” = “chiamato”, insomma, “colui che si chiama presso di sé” in ambito giuridico per venirne difesi, aiutati, consolati (viene infatti tradotto dalla CEI anche con “Consolatore”) da un accusatore… in ebraico Satana, in greco Diavolo.


D’altra parte anche l’Antico Testamento attribuisce a Dio un “soffio vitale” che Lui solo può donare alle creature, e anzi arriva a descriverLo proprio come una “brezza leggera”, in brano dalla celebre poeticità:

(1Re 19, 11-13) «Ecco, il Signore passò. Ci fu un vento impetuoso e gagliardo da spaccare i monti e spezzare le rocce davanti al Signore, ma il Signore non era nel vento. Dopo il vento ci fu un terremoto, ma il Signore non era nel terremoto. Dopo il terremoto ci fu un fuoco, ma il Signore non era nel fuoco. Dopo il fuoco ci fu il mormorio di un vento leggero. Come l'udì, Elia si coprì il volto con il mantello, uscì e si fermò all'ingresso della caverna».

Inoltre l’AT cita innumerevoli volte lo “Spirito di Dio”, attribuendogli tre specifiche funzioni: creare, generare e condurre nella vita.

Certamente si nota nei diversi libri biblici uno sviluppo – nel senso dell’approfondimento – della conoscenza di questa “presenza divina”, per cui si passa dal semplice “alito di vita” della Genesi allo Spirito dai sette doni di Isaia 11: tuttavia il dato che rimane innegabile è la sua unanime comprensione divina, che con la Rivelazione Cristiana ha trovato solo compimento.

Vale la pena, in proposito, enumerare quali sono questi sette doni (3) che lo Spirito dona all’uomo nella sua funzione – indicataci da Cristo stesso in Gv 14-16 – di Guida nella vita e nella fede:

sapienza;

intelletto;

consiglio;

fortezza;

scienza (in proposito, mi sembra interessante ricordare la funzione assegnataGli da Gesù in occasione dell’ultima cena di ricordare alla comunità cristiana quanto Lui ha detto, così da condurla alla verità intera, in un’opera che la Chiesa non smette a tutt’oggi di portare avanti con il Magistero: «il Consolatore, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, egli v'insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto. […] egli vi guiderà alla verità tutta intera […] perché prenderà del mio e ve l'annunzierà» (Gv 14, 26.15, 13-14)

pietà;

timore di Dio.

D’altro canto, poiché la Grazia Divina in generale passa attraverso lo Spirito Santo, di fatto, se crediamo, amiamo e speriamo, ovvero se riceviamo qualunque dono da Dio sia nell’ambito delle virtù teologali che cardinali, è proprio per suo tramite.


l’AT cita innumerevoli volte lo “Spirito di Dio”, attribuendogli tre specifiche funzioni: creare, generare e condurre nella vita.

Dato il suo ruolo del tutto peculiare all’interno della Trinità, non deve stupire la varietà di simboli con cui è stato rappresentato nel corso dei secoli: in fin dei conti è facile figurarsi un Padre e un Figlio, ma come rappresentare uno Spirito d’Amore? Gli artisti di ogni epoca hanno basato le loro raffigurazioni sui segni con cui Esso Stesso ha ritenuto di manifestarsi secondo la Sacra Scrittura: in particolare come vento (lo abbiamo già visto), come colomba (in occasione del battesimo di Cristo) e come fuoco (proprio in occasione della festa di oggi, richiamando la colonna di fuoco che guidava il popolo ebraico nell’Esodo).

Non è banale il fatto che proprio il fuoco rientri tra questi simboli: anche la filosofia pagana, in particolare Stoica (4), aveva ritenuto di individuare proprio nel fuoco il modo in cui concepire lo “spirito” (“pneuma”) con cui il Dio “Ragione” (“Logos”) – a loro detta – compenetrava il mondo ordinandolo secondo il suo ineffabile volere. Va detto che la filosofia stoica era fisicalista, cioè non concepiva una trascendenza di Dio e del Suo Spirito rispetto alla materia: tuttavia non può non considerarsi rimarchevole in ordine alla nostra conferma nella fede, il fatto che una dottrina filosofica precristiana, nella sia comprensione imperfetta del reale, abbia colto questo barlume della Verità, poi confermato dalla Rivelazione.


A conclusione di questa Fantaquestione, lascio l’"Inno allo Spirito Santo" che fa da meraviglioso compendio di quanto detto fino ad ora:


Vieni, o Spirito Creatore,

visita le nostre menti,

riempi della tua grazia

i cuori che hai creato.


O dolce consolatore,

dono del Padre altissimo,

acqua viva, fuoco, amore,

santo crisma dell'anima.


Dito della mano di Dio,

promesso dal Salvatore,

irradia i tuoi sette doni,

suscita in noi la parola.


Sii luce all'intelletto

fiamma ardente nel cuore;

sana le nostre ferite

col balsamo del tuo amore.


Difendici dal nemico,

reca in dono la pace,

la tua guida invincibile

ci preservi dal male.


Luce d'eterna sapienza,

svelaci il grande mistero

di Dio Padre e del Figlio

uniti in un solo Amore.

Amen.


Ad Maiorem


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