Invece, mano a mano che aumentavano i dolori, sentì approssimarglisi un sentore di speranza, che quella arcana intuizione gli faceva intendere come sostanzialmente legato alla coscienza della giustizia della sua condizione: quanto stava vivendo era bene per lui. Avvertì l’invito a credere a questo. Dall’intimo gli trasparvero di rimando due possibili risposte le quali gli si mostrarono ugualmente desiderabili: poteva credere e con ciò rinnegare se stesso, o poteva rifiutarsi, affermando la propria volontà senza disconoscere alcunché delle sue scelte. Volle credere.
Questo pensiero dirimé allora ad ampi fendenti la densa tenebra in cui era caduto. Non smise di soffrire ma mutò completamente l’intuizione che aveva di quel patimento. Alla comprensione del valore e dell’essenza dei suoi errori si aggiunse il fatto che ora comprendeva e credeva che poteva sperare di porvi rimedio: quell’oscurità non avrebbe avuto l’ultima parola.
Quando uscì dallo stato di semi-trance che queste evoluzioni spirituali gli avevano procurato, era di nuovo a casa e stava guardando il telegiornale a pranzo. Parlavano di un omicidio, lo capì più dalle immagini che dalle parole: «Per forza di cose anche i morti dovranno tornare in vita ‒ pensò ‒ Chissà se anche loro vivranno tutto questo». Rimase col dubbio fino alla mattina quando, nel mentre “studiava” il Politico di Platone in preparazione per l’esame di filosofia politica, una voce si rivolse a lui dalla sua destra: «Loro hanno già scelto, tolle lege!». Non perse neppure un istante a cercare di capire chi gli avesse parlato. Si mise invece subito d’impegno a tentare di mettere nel giusto ordine le parole che gli occhi ‒ «cavolo!» ‒ scorrevano al contrario. Lì per lì non riuscì a raccapezzarcisi:
.aiaihccev ad etnese de elatrommi olodnedner ,azzirddar ol e enidro ni ettem ol ,odnom led amonotua enoizator etnedecerp allen etanigapmocs e etalamma onare is ehc esoc el attor ni essemir ,e odnom led inomit ia enoizisop ednerpir ,aznailgimossid alled otinifni eram len airuf allad otlossid issibani is non ,atsepmet allad otlovnocs ,ehc otapuccoerp ,àtlociffid ni olodnedev ,enidro ni ossem aveva ol otassap ni àig ehc oid li ovitom otseuq rep otnuppA .osse ni è iv ehc òic id e aus enoizurtsid al aihcsir iuc ni otnup la egnuig odnom li ,eirartnoc àtilauq id esod ednarg anu e ineb ihcop és ni odnalocsem E. arutiroif aneip ni atsefinam is atseuq enimret la egnuig opmet li odnauq e eroiggam oinimod nu atsiuqca elaidromirp enidrosid led arat al ehcna ,aznacitnemid arenegni is iul ni e edecorp opmet li ehc òrep onam a onam a ;etnemamitto asoc ingo errudnoc a aunitnoc onodnabba’lla omissorp ùip opmet li ottut rep ,iul ad otarapes è ecevni odnauQ …otsopmoc ah ol ehc iuloc id etrap ad olleb id ah ehc òic ottut otunetto ah odnom li àtlaer nI .elautta omsoc len eriulfnoc id amirp arutan aus alla otinegnoc otnemele’l ,enoizisopmoc aus alled oeroproc otnemele’l are òic id asuac ;asufnoc ùip areinam ni enif alla ,enoisicerp roiggam noc avicsuir ic oizini’llA .erdap e ecifetra ous led otnemangesni’l avetop otnauq rep odnadrocir ,ossets es e onretni ous la esoc el anosrep amirp ni odnanimod e odnaruc ,elautiba asroc aus allen etnematanidro avedecorp…
All’ultimo momento, con uno sforzo febbrile mise in fila alcune parole dell’inizio del paragrafo:
Allora il pilota dell’universo dopo aver, per così dire, mollato la barra dei timoni, si ritirò nel suo posto di osservazione e allora fu un desiderio congenito far ruotare il mondo in senso inverso. Il mondo, rivoltandosi in senso contrario…
«Ma come va a finire?? Cavolo, me lo sono perso… No, no… se tutta sta storia ha davvero un senso non posso non avere una seconda chance!» disse supplichevole provando a rivolgersi a chiunque prima gli aveva parlato. Proprio allora, come in effetti era sua abitudine fare, giusto per avere la soddisfazione di spoilerarsi da solo il finale, i suoi occhi indugiarono sulle ultime righe del paragrafo che si apprestavano a leggere:
Appunto per questo motivo il dio che già in passato lo aveva messo in ordine, vedendolo in difficoltà, preoccupato che, sconvolto dalla tempesta, non si inabissi dissolto dalla furia nel mare infinito della dissomiglianza, riprende posizione ai timoni del mondo e, rimesse in rotta le cose che si erano ammalate e scompaginate nella precedente rotazione autonoma del mondo, lo mette in ordine e lo raddrizza, rendendolo immortale ed esente da vecchiaia.
FINE
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