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F(M)C 1E11

  • Immagine del redattore: Pietro Calore
    Pietro Calore
  • 22 nov 2020
  • Tempo di lettura: 4 min

Aggiornamento: 6 dic 2020


12:25 ORA DI PARIGI

13:25 ORA DI TEL AVIV

14:25 ORA DI MOSCA

03:25 ORA DI LAS VEGAS

AEROPORTO DI PARIGI “Jean-Paul Sartre”


Oltre le poche parole spese da Busch per spiegare brevemente a Ruiz la defezione di Marchetti, dei Pari e della Comunità, il viaggio in macchina si svolse nel più totale silenzio. I suoi tre ospiti si guardavano l’un l’altro come studiandosi a vicenda, immobili, di una rigidità nervosa ed estenuante. Solo gli occhi si muovevano agitati, scambiandosi tra loro occhiate di tensione, e talvolta roteando fino a guardare per terra, accompagnati da un profondo sbuffo, quando la mente provava a divagare o a ricapitolare il nugolo di pensieri preoccupati che affollava la mente di tutti. Si decisero a riaprire bocca solo nella saletta privata dell’aeroporto di Parigi, da cui potevano osservare, sulla pista, il Jet Presidenziale col quale Ciepło era arrivato da Ginevra. Si trattava di una stanza anonima, dal mobilio decisamente mediocre anche per un aeroporto: tutto sembrava di color beige.

«Ripetetemi la procedura...» esordì Ruiz ansante, restando in piedi, aggrappato alla sedia posta a capotavola del tavolino nel mezzo della stanza.

Di tutta risposta, la Commissaria guardò Ciepło, come a cedergli volentieri la parola: non si fece pregare.

«Facendo mente locale... Il supercomputer Wave è ora operativo e ci risulta esserlo anche Quanto. Le informazioni in proposito non sono ancora precise dal momento che il responsabile delle operazioni, il dottor McGovern, risulta irreperibile anche a contatto privato ‒ Ciepło guardò di sfuggita la Commissaria, che si ritrasse leggermente ‒ .

A dispetto di ciò credo che dovremo assumerci il rischio di portarla comunque da Quanto, in Nevada... al sicuro dagli eserciti del Blocco, cosa che non sarebbe a Meghiddo. C’è poco da fare!»

«Il Blocco non è a conoscenza dell’esistenza della base in Nevada, giusto?» lo interruppe Ruiz.

«Purtroppo... no. La sua esistenza e collocazione rientrano, in effetti, tra le informazioni passate al nemico dai Pari, però...»

«Allora non condivido il suo ottimismo, dottor Ciepło! ‒ lo interruppe nuovamente Ruiz ‒ Non crede che il Blocco proverà comunque a fermarci, tentando un attacco anche così lontano? Questo è uno scontro in cui ci si gioca il tutto per tutto, dovrebbe saperlo, dottor Ciepło!»

«Mandarla in Nevada ci dà comunque qualche possibilità in più, Presidente! Inoltre, faremo in modo che il Nemico non abbia motivo di farlo…! Io e Busch dobbiamo informarla ora di un protocollo operativo altamente confidenziale… in effetti, noto solo a noi due e ai più alti comandi, escogitato per casi di emergenza estremi che… certo non in questi termini però… sapevamo avrebbero potuto presentarsi.»

«Mi dica tutto, Ciepło» replicò Ruiz, tra lo scettico e l’indispettito.

«Bene. Appena terminato questo colloquio, come previsto dal protocollo originario, io e Busch la accompagnereremo sul Jet Presidenziale. Lì, assieme a pochi collaboratori fidati, la accompagnerò nello scompartimento che contiene la capsula per la psicostasi. Qui, come sa, la sederemo e la condurremo nello stato psico-fisico ottimale per il trasferimento della sua mente su Quanto, la "psicostasi" appunto.

Ora: quello che nessuno sa, e che non era previsto dal protocollo originale, è che, nello stesso scompartimento, solo in un’altra capsula, si trova già ora psicostasizzato il suo clone, President4. Quello che avrebbe dovuto servirle in casi di trapianti d’organo… non so se ricorda...»

«Continui, Ciepło…»

«Nessun’altro oltre a me, lei, Busch e questi miei collaboratori sa dell’esistenza del clone P4. Ma ora neanche loro sanno che P4 si trovi psicostasizzato sul Jet. Ho gestito personalmente la faccenda nelle scorse settimane, in vista della conclusione delle fasi sperimentali di Wave e Quanto. Credo stia cominciando a intuire cosa abbiamo intenzione di fare…»

«...?!» lasciò intendere Ruiz.

«Con la scusa di alcune faccende tecniche, allontanerò i miei assistenti dallo scompartimento. Solo allora scambierò la sua capsula con quella di P4. Appena il suo processo di prima sedazione sarà terminato, chiederò ai miei collaboratori di tornare allo scompartimento, per darmi una mano a condurre di nascosto (cosa non prevista dai piani originali) la “sua” capsula su un aereo militare anonimo che sta per partire verso la base di Meghiddo, il tutto assieme a delle guardie “fidate”.

Io so che almeno una di queste guardie è rimasta fedele ai Pari… Ne ho intercettato delle comunicazioni con Marchetti… uomini di scienza… sempre così ingenui! Chiederò espressamente che ci sia anche quella guardia ad accompagnare la capsula. Farò quindi in modo che abbia la possibilità accidentale di verificarne il contenuto, attraverso la vetrata della sua copertura, così che non possa sorgere in lui alcun dubbio.

Caricata la capsula, partirò ovviamente anch’io, con quello che solo io saprò essere il clone, per rendere più realistico il tutto, mentre chiederò ai miei assistenti e alla Commissaria di condurre il Jet Presidenziale in Nevada, a fare da esca per il Blocco, scortati dall’intera flotta aerea continentale, come da piani. Sono dei fanatici… hanno già dato il loro assenso per questo, senza discutere. Verranno informati del loro vero “prezioso carico” solo una volta arrivati in Nevada, da un mio videomessaggio programmato, di cui la Commissaria garantirà la veridicità.

Nel frattempo la guardia avrà informato i Pari e il Blocco che stiamo cercando di fregarli: che lei, in realtà, non si trova sul Jet Presidenziale, come da protocollo, bensì sull’aereo militare. Mi inseguiranno. Questo renderà consapevoli i nostri alti comandi che il nostro arguto stratagemma è stato scoperto. Poco male: attiveranno il piano di emergenza, richiamando la flotta aero-missilistica a coprirci. Dovrei farcela. In ogni caso, quel che conta è che, così facendo, il Nemico avrà lasciato lei e Busch liberi di giungere indisturbati da Quanto. Mi sta seguendo, Signor Presidente?»

«Assolutamente, Ciepło e non posso che restare ammirato della sua arguzia… Ora però, prima di procedere, lasciatemi andare in bagno un attimo. Credo di dover vomitare… Vi prego di scusarmi: non capita tutti i giorni di sapere di star per essere… caricati su un computer!»


 
 
 

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