La mattina seguente il Presidente si accordò per il viaggio nel suo ufficio con il capo di gabinetto: questo con la moglie e la famiglia sarebbe partito il pomeriggio stesso sull’astromobile del Consiglio ̶ se non fosse stato un disagio ̶ ; lui li avrebbe raggiunti nelle ore successive, dopo aver sbrigato delle faccende tecniche con Sistema. «Sono anche già in ritardo» lo salutò, alzatosi dal sedile di comando. Alzato il pugno, il capo di gabinetto imprecò e, battuti i tacchi, si voltò marzialmente verso l’uscita andandosene a passo cadenzato ma svelto. Il Presidente alzò allora la testa verso il soffitto. Ansando e allentandosi il colletto disse «Sistema, avvisa i Generali e il Consiglio che possono considerarsi in licenza questo fine decade, il nemico è sconfitto» quindi imprecò. «Ah un’ultima cosa, Sistema, mandami un bambino ti prego». Trascinatosi in camera, si buttò a letto in attesa. Doveva rilassarsi, le cantilene non bastavano più. Si ripeteva che sarebbe andato tutto bene.
Un paio d’ore dopo Sistema lo stava aspettando, d’altra parte aveva tardato parecchio.
«Sistema, non c’è più nessuno qui in Base 1 vero?».
«Nessuno, Signor Presidente, i Generali e i consiglieri non aspettavano altro che prendersi un po’ di vacanza, come ci aspettavamo».
«Allora credo che non dovremmo perdere altro tempo giusto?»
«Concordo Signor Presidente».
«Sistema, voglio accedere al controllo centralizzato del Sistema Missilistico di Difesa Spaziale Globale». Aspettò un poco «Perfetto, grazie Sistema, ora imposta pure secondo quanto abbiamo accordato».
«Certo Signore»
Le schermate relative alle diverse basi missilistiche si susseguivano freneticamente tra un balenare di valori numerici e sinuose simulazioni di traiettorie.
Il Presidente osservava quasi in estasi lo spettacolo, appoggiato con ambo le mani alla ringhiera dello spalto più basso «Non c’è dell’ironia in tutto questo, Sistema? Non bombarderemo nessun asteroide ma compiremo comunque il massimo interesse dell’umanità».
«Certo Signore, come le dicevo, l’inutile fardello dell’esistenza imperfetta, Signore»
«Sì Sistema, l’ultima superstizione dell’umanità, vivere giusto per vivere, la lotta quotidiana per la vita ̶ il Presidente fece un’espressione schifata ̶ … Non esiste legge, programma o campo di rieducazione per togliere questa follia dalla mente umana, c’è solo questa via Sistema»
«Certo Signore, glielo dicevo, Signore»
«Io tu e la cara famigliola ricominceremo da capo, tutto secondo i tuoi piani, Sistema»
«Non c’è stato neanche bisogno di chiedere loro di venire con noi, Signore»
Il volto disteso del Presidente si face immediatamente più tirato: gli parve di percepire una malevola allusione in quelle parole «Credi che abbiano capito le nostre intenzioni, Sistema?».
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