FC 3E2
- Pietro Calore
- 6 set 2020
- Tempo di lettura: 3 min
Aggiornamento: 2 gen 2021
Percepiva il proprio corpo che si muoveva nel sonno ma nient’altro. Era a tutti gli effetti vigile e, cosa che lo colpì, non provava affatto sonno né fame o sete, benché in effetti fossero passate diverse ore dall’inizio di «…’sta roba assurda!». «Oh – si disse – finalmente un po’ di requie. Ore di silenzio e di buio per capire che diamine sta succedendo».
Tacque non poco per racimolare le idee «Dunque: il tempo va al contrario. Non c’è dubbio, è… è… come un cazzo di film di fantascienza, una specie di incubo distopico. Ma come è possibile?!». Una cosa sapeva molto bene: la freccia del tempo non è altro che un altro nome del secondo principio della termodinamica, un principio universale della fisica, una verità che non si può discutere «…sennò allora vale tutto!». L’energia si disperde, si dissipa, il disordine dell’universo tende nel complesso ad aumentare «Punto». Allora ripensò alla pioggia che saliva in cielo dalla sua faccia, dal suo giubbotto. Era vero: in linea di principio, ma proprio per amor di teoria, se qualcuno «Ma chi poi?!» si fosse applicato a sufficienza, come un piccolo diavoletto di Maxwell, sarebbe riuscito anche a fare una cosa del genere «…ma che razza di diavolo di Maxwell può essersi messo a controllare tutte le molecole d’acqua della pioggia! Ma poi, insomma… lì c’è di mezzo la gravità, santo cielo! Che è? Si è invertito il vettore g?». Tuttavia non aveva sufficienti nozioni di fisica per continuare questo discorso, neanche tra sé e sé. La sua onestà intellettuale glielo impediva, almeno così gli piaceva pensare. In realtà era un subdolo istinto di sopravvivenza che lo strigliava: doveva risparmiare tempo, doveva capire cosa stesse succedendo, doveva pensare qualcosa cui potesse giungere a capo o almeno cominciare.
«Hume! Sì, Hume ma certo! La critica al concetto di causa!». Noi uomini non facciamo mai esperienza sensibile del nesso causale tra un evento o un altro: noi vediamo solo un evento x a un tempo t (per esempio una biglia che corre su un tavola da biliardo) e un altro evento x1 a un tempo t1 (un’altra biglia colpita che schizza via). Il fatto di collegare in senso causale il primo evento al secondo è un’interpretazione nostra, dovuta alla semplice abitudine, alla ripetitività della nostra esperienza sensibile. Di fatto il concetto di “causa” è costruito in modo induttivo da una molteplicità di singoli esempi quotidiani: nulla vieta di pensare, in termini strettamente logici, che un giorno la biglia non schizzi più via o… che la pioggia salga in cielo invece che caderne. «Tutto questo prova che aveva ragione lui! Eh eh il vecchio Hume… Alla facciaccia vostra bigottoni del cazzo!» e fece due belle immaginifiche dita medie a due immaginifici busti di Kant e di Hegel.
Il momento di esaltazione durò poco «Eh eh… Eh beh? Ma Hume mica aveva previsto tutta sto po’ po’ di roba anzi…». Ripensandoci dovette riabilitare i bigottoni: quel che stava succedendo non era la negazione del concetto di “causa”, bensì il suo puro e semplice rovesciamento… e non si rovescia ciò che non esiste. «La sua dialettica!» si disse tronfio, quasi a voler recuperare credibilità verso se stesso, dopo il frettoloso sbertucciamento di quei filosofi che in realtà aveva bistrattato lungo tutta la sua formazione, fin dal liceo. Da quando aveva deciso che non avrebbe più voluto sentirsi dire da nessuno cosa doveva fare nella vita.
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