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FM 1E7

  • Immagine del redattore: Pietro Calore
    Pietro Calore
  • 24 giu 2020
  • Tempo di lettura: 2 min

Aggiornamento: 13 gen 2021


Per qualche minuto le Famiglie si arrabattarono alla ricerca del fascicolo, interagendo con la memoria virtuale in dote a ciascun membro dell’assemblea. Quando tutti l’ebbero trovata, la Sequoia proseguì «Per giustificare e rendere maggiormente comprensibile la mia proposta di emendamento, mi risulta necessario un preambolo che faccia il punto sulle “puntate precedenti” ‒ l’Assemblea borbottò indispettita ‒. È una legge empirica della vita del nostro pianeta il fatto che, trascorsi un numero sufficiente d’anni di evoluzione, una o più specie (se non addirittura intere Famiglie di esseri viventi oh oh) sviluppino una “intelligenza simbolica” sufficiente ad avviare processi di “evoluzione culturale”. Ora, questa ha sempre dimostrato di possedere in modo congenito ritmi di progressione sostanzialmente esponenziali, o comunque molto più rapidi rispetto a quella biologica. Inoltre ha sempre finito per portare gli esseri viventi alla manipolazione dell’energia atomica, fin sulla soglia del controllo dell’energia che manda avanti l’universo stesso: quella della fusione dei nuclei stellari. E questo, lo sappiamo bene, sull’onda di una bramosia… dell’anelito a conquistare una vita sognata da tutte le mitologie dei nostri avi… una vita di perenne godimento, di libertà, senza più fatica, senza più oppressioni! Noi, piante avanzate, non abbiamo vissuto tutto ciò per prime ma per prime ce ne siamo tirate appena in tempo fuori.

Gustata, infatti, per un poco, quella che tutte ci aspettavamo essere una vera e propria vita beata, esperimmo, invece, l’“Intrinseco Mistero” della vita, l’inesorabile resilienza della Pulsione di Morte… Qualcosa che, in verità, è sfuggito alla nostra profonda comprensione anche dopo di allora, in tutto questo tempo oh oh. Invece di vivere felice, la nostra società si tramutò in un incubo: le infinite possibilità che si offrivano a ciascuno per la propria autorealizzazione, vennero sempre più volte da tutti in direzione dell’annientamento altrui prima, di se stessi poi… in una bolgia universale di deviato eccitamento. Così facendo scatenammo, senza rendercene conto, la terza estinzione di massa: le due precedenti (l’abbiamo scoperto solo in seguito) si erano originate da situazioni del tutto analoghe alla nostra ma nessuno dei loro protagonisti era sopravvissuto per raccontarle (non serve che vi rammenti dei trilobiti oh oh…).

Impiegammo del tempo a comprendere quel che stava succedendo ma alla fine un gruppo illuminato di noi prese la drastica decisione (d’altra parte l’unica possibile per salvarsi oh oh): abbandonò la vita civile, riducendosi ad una vita apparentemente selvaggia e nascosta, trovandosi a lasciar soccombere, assieme al resto della vita del pianeta, quella parte di noi che si ostinava nell’edonismo. Salvarono il salvabile e giurarono con impegno irrevocabile che da quel momento avrebbero votato la propria intelligenza e la propria tecnologia solo ed esclusivamente a fare in modo che ciò non si ripetesse in futuro. Istituirono così l’Assemblea che accolse via via le varie generazioni di nostri antenati. Questi non riuscirono sempre compiutamente nel loro intento (come testimoniano le successive due estinzioni di massa oh oh…), tuttavia riuscirono sempre a prendere per i capelli le forme di vita colpevoli, imponendo loro di scendere a più miti consigli, di tornare alla vita selvaggia se volevano sperare di salvarsi e, infine, di prendere parta all’Assemblea prestando solenne giuramento. Giungiamo così allo strano caso dell’Homo Erectus».


 
 
 

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