FM 1E8
- Pietro Calore
- 30 giu 2020
- Tempo di lettura: 2 min
Aggiornamento: 13 gen 2021
«Questa specie Homo è stata l’ultimo caso su cui siamo dovuti intervenire. Era partita bene oh oh. Tanto che per un poco sembrò aver superato indenne il Punto: riuscì a porre fine ad una glaciazione, a costruire un’enorme base spaziale in orbita geostazionaria (sopra l’Atlantico, se non ricordo male, ma potete verificare nel fascicolo) per risolvere il problema della sovrappopolazione… Come ultimo gesto ragionevole, riuscì perfino a produrre una nuova specie Homo, perfezionando il proprio stesso genoma. Poi tutto precipitò… Nel senso letterale del termine oh oh… Perdemmo tantissimo tempo a cercare una mente ragionevole tra di loro, sicché rischiammo più che in ogni altra circostanza il totale annientamento della biosfera. Alla fine, i pochi che scamparono, sopravvissero sull’Isola di Giava. Presero anche parte all’Assemblea, finché l’ultima specie Homo, erede di quell’esperimento genetico (che avevamo deliberato di salvare in quanto incolpevole… ma è tutto nel fascicolo oh oh), non li ha definitivamente annientati… Ma tant’è… i patti sono patti oh oh… la selezione cieca della natura deve fare il suo corso senza che l’Assemblea possa metterci ramo, becco, pungiglione o zampa. Ora, Spettabili Intelligenze, quella stessa specie Homo detta Sapiens che noi allora salvammo è giunta al Punto: la mia proposta è di stralciare completamente il protocollo Erectus, di non aspettare di vedere come i Sapiens agiscano e di non correre rischi per salvarne alcun individuo bensì di annientarli noi stessi. A giudicare, infatti, dalle attitudini da loro dimostrate finora (ancora prima di giungere al Punto), rispetto agli Erectus non devono essere stati perfezionati in altro che la malvagità: non dobbiamo aspettarci nulla da loro, se non una maggior rapidità di annichilimento, proprio e della biosfera… in ultima istanza… di tutti noi».
L’assemblea tacque: era una scelta grave da prendere. Poi rapidamente dagli scranni si alzarono grida, ronzii, grugniti di approvazione e riprovazione. Gli schieramenti erano chiari: le specie e le famiglie maggiormente colpite dall’azione devastatrice dei Sapiens già presagivano il sapore della vendetta; le altre indifferenti, se non da loro avvantaggiate, specialmente tra i mammiferi, non vedevano di buon occhio tale precipitazione. La Sequoia sapeva di avere dalla sua la maggioranza assoluta dell’Assemblea ma non voleva forzare la mano chiedendo subito una votazione: sapeva per esperienza che, quando si trattava di faccende simili, le scelte dovevano essere condivise, pena il rischio di una guerra intestina alla biosfera, con conseguenze difficilmente prevedibili. Sperava solo che non ci fossero interventi oppositivi e che, semmai, la richiesta di un voto immediato giungesse dall’Assemblea stessa. Ma i fatti presero una piega inaspettata.
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