Marchetti si rimise gli occhialini e fece un profondo respiro «La Teoria Unificata del tutto è coerente in se stessa e di per se stessa, così com’è. Inoltre prevede e spiega ogni evento fisico: possiamo dire, quindi, che ogni cosa c’era da scoprire è stata scoperta. Signora Commissaria, se lo lasci dire, questo è già un gran successo per l’umanità: può affermare, per la prima volta legittimamente nella sua storia, di sapere tutto ciò che è in grado di sapere.
Con UT la Ragiona Scientista, da sempre propagandata dalla Comunità Scientifica, ha trionfato. Abbiamo potuto prevedere l’esistenza di un numero pressoché infinito di universi incredibilmente bizzarri, dalle leggi fisiche più strane, presentanti ciascuno delle costanti universali molto diverse. E ciò non ha scalfito minimamente la sicurezza della Ragione Scientista, di noi della Comunità. UT, infatti, parla sempre e comunque il linguaggio della matematica. Ne deriva che tutto il reale, così immenso e così vario, si trova ad essere costruito tutto in termini matematici. Ora, la matematica è un linguaggio deduttivo, che nel produrre “frasi” (i teoremi) parte da un ristretto numero di assiomi e definizioni. Se UT spiega ogni dato della realtà in termini matematici, in ultima analisi ciò significa che la “varietà” del reale, che poteva disorientarci e che UT stessa ci aveva permesso di scoprire, in realtà è un’illusione. Per capire meglio come mai, consideri un’opera letteraria, per dire, la Divina Commedia (mi permetta, sono italiano…): è un testo lunghissimo, che presenta florilegi di figure retoriche, di giochi sintattici… tutti diversi! Eppure non è altro che un miscuglio di 21 lettere secondo un numero finito di regole grammaticali, non diversamente dal tema di un bambino di dieci anni. In modo simile, l’evento più esotico del nostro universo è compreso da UT con lo stesso linguaggio (riducibile a pochi assiomi e definizioni) con cui comprende il moto di un granulo di polvere nell’aria di questa stanza. Ma ampliando lo sguardo, per lo stesso motivo, non c’è nessuna differenza sostanziale tra il nostro universo ordinario e un qualsiasi altro bizzarro universo là fuori: tra noi e quello intercorre la medesima differenza che tra una filastrocca qualunque e un sonetto di Leopardi, o tra un puzzle da dieci pezzi e uno da un milione. In ultima analisi, differiamo per un mero fatto quantitativo, e in alcun modo “qualitativo”.
A dispetto di ciò, che era ben chiaro alla Comunità, un’ultima ombra si allungava sulla nostra Ragione Scientista. UT, come abbiamo detto, ricorre alla matematica per spiegare l’intera realtà. Per ciò stesso UT non poteva e non può spiegare la matematica stessa, sarebbe ricorsivo. Gli assiomi e le definizioni della matematica rimanevano erimangono tali, ossia “veri”, solo perché evidenti e per nessun’altro motivo. Cosa potevamo trarre da questo? Che, in termini spicci, non ci è possibile spiegare come mai la realtà sia così e non altrimenti. Sapevamo che il mondo è un libro scritto in termini matematici e, con questa consapevolezza, mettendoci d’impegno, l’abbiamo letto fino in fondo, fino a scoprire il finale ma… l’inizio continua a sfuggirci... Non siamo arrivati a scoprire chi l’abbia scritto questo libro, o meglio, siamo arrivati a dover accettare l’idea che non potremo mai saperlo. Ora, molti di noi hanno suggerito che questo… “problema”… non fosse altro, in realtà, che un “falso problema”: il mondo (o sarebbe meglio dire “i mondi”) potrebbe essere così e basta, e potrebbe non richiedere un “motivo” per esserlo, allo stesso modo di una sfera che, proprio per come è fatta, non richiede che si pensi a qualche “causa esterna” a lei medesima per giustificare il fatto che non c’è nulla più a nord del suo polo nord. Ma proprio qui entra in gioco il Fenomeno».
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