Marchetti premette allora un pulsante sul telecomando. Al posto delle slide, sugli schermi comparve l’intera Comunità Scientifica in video conferenza: la Commissaria fece appena in tempo a sentirvi risuonare i propri pensieri, trasmessi con pochi secondi di differita da una scandita voce metallica. Si alzò di scatto, guardando il sedile della sedia. Si mise subito a tastarlo scompostamente, percependovi nella spessa, antica e polverosa imbottitura una consistenza metallica «uno psicòfono…!».
«La Signora Commissaria sa certamente che i Pari hanno accesso alle più avanzate tecnologie militari per le loro ricerche… questa ci è tornata particolarmente utile nel campo di nostro più recente interesse. Poi sa… la legge dell’eterogenesi dei fini vale forse più nella scienza che in qualunque altro ambito dell’esistenza umana»
La Commissaria non sapeva cosa dire, biascicava sillabe sconnesse.
«Dovevamo tutelarci dal potere politico Commissaria: abbiamo dovuto prendere questa precauzione, non sapendo come lei e la Commissione avreste reagito. In ultima analisi, credo abbiamo fatto bene. Noi siamo sempre stati in buona fede»
La Commissaria si avviò con furia verso l’uscita. Marchetti le si parò davanti con un inusitato scatto atletico, interrompendo il baritonale tacchettio che dal marmo del pavimento echeggiava sui muri e l’alta volta del salone. «Mi perdoni ma, visto che c’è, credo dovrebbe rendere omaggio al “nuovo” proprietario della struttura» le disse trafelato.
Il portone della Cappella Sistina si aprì lentamente, lasciando entrare una slanciata figura maschile: avvolta in panneggi sfavillanti e coronata da una tiara argentea, incedette su affusolate scarpette scarlatte, che si lasciavano appena intravedere tra una falcata e l’altra, fino in faccia alla Commissaria. Un intenso raggio del sole mattutino, trapassando un finestrone, li illuminava come una faro di teatro. Sfilatosi con la sinistra la sigaretta dalla bocca, le soffiò appena a lato della folta chioma nera, porgendole poi il dorso della destra perché gli rendesse reverenza. Di tutta risposta, senza aprire bocca, lei gliela scacciò con stizza, facendosi rudemente strada per uscire tra le dense volute di fumo che li avvolgevano.
Allora Marchetti si inchinò davanti all’affascinante prelato. Raccoltagli la mano che aveva lasciato cadere, lo fissò negli occhi con un senso, subito ricambiato, di simpatia e di rispetto assieme «Bentornato a casa, Santità!».
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