Ian ci pensò su qualche secondo «È vero, Servo-della-scienza, hai proprio ragione. Io… stavo pensando che tu, il tuo universo… foste meno “veri” di me, del mio ma… mi ingannavo. Stavo ragionando in modo non coerente. Devi sapere che questo è tipico degli esseri umani ahah ‒ Ian rise a denti stretti ma in modo sincero, in un certo senso sbottonandosi con l’alieno ‒ Sai… noi umani… ahah ci… convinciamo di credere a qualcosa con la mente, con la nostra intelligenza ma poi… poi viviamo in tutt’altro modo. Possiamo essere atei, materialisti come me e te… edonistici come me (non so te), eppure è come se le nostre vite fossero sempre e comunque condotte da desideri poco “materiali”: la libertà, la giustizia, la verità… E così ci troviamo a lottare per un pensiero materialista, che crediamo sì con la ragione, ma poi… non ricade mai davvero sulla nostra vita, non incide mai fino in fondo quel noccio di irrazionale che sta in noi. Guarda te, invece! Tu non hai fatto una piega quando hai scoperto questa cosa! Sei rimasto coerente ai tuoi principi. In te pensiero e azione coincidono! Io se fossi stato al tuo posto sarei morto di depressione, con buona pace della mia filosofia…» l’alieno lo interruppe.
«Ian, ti sono molto grato per le belle parole ma, prima che te ne vada, per l’amore della ragione che condividiamo, devo farti presente un fatto che forse non ti è chiaro… per aiutarti a superarlo, capisci?»
Ian stentava a tornare serio, dopo il piccolo sfogo che, a riparo da orecchi indiscreti, si era concesso con la creatura virtuale «Dimmi pure Servo-della-scienza, sono tuuutto orecchi!»
«Ti rendi conto che, se voi avete creato noi, le probabilità che anche voi a vostra volta siate la simulazione virtuale di qualche altra civiltà è sostanzialmente prossima a 1, vero?» disse l’alieno in modo molto cadenzato.
Ian, quasi a voler recuperare un certo contegno e riabbottonandosi, rispose «Certo, Servo-della-scienza, ne sono perfettamente consapevole: nel mio mondo io sono anche un famoso saggista. Ho scritto fiumi di inchiostro sull’argomento degli universi virtuali»
«Quindi… non ti fa molto problema il fatto che potresti… essere anche tu una simulazione… giusto? In fin dei conti ‒ continuò col tono di chi vuole mettere le mani avanti ‒, sai che, se anche tu lo fossi, a sua volta anche il tuo “creatore” probabilmente lo sarebbe, proprio come te e così via… potenzialmente all’infinito e… a quel punto… chi sarebbe più vero di chi, no? Ahah» Il risolino muto dell’alieno era decisamente più preoccupato di quello di Ian. L’accenno alla “morte per depressione” aveva fatto venire i sudori freddi all’Alto, preoccupato della reazione che Ian avrebbe potuto avere una volta presa consapevolezza di ciò “da solo”. Dal momento che era inevitabile ci arrivasse ‒ aveva pensato ‒, tanto valeva che tirasse fuori lui l’argomento e potesse così aiutarlo a digerirlo. Ma a quanto pare non ce n’era bisogno: Ian pareva sereno e ben consapevole della cosa. «Bene. Bene, Ian. Io avrei… da fare adesso. Ma che ne dici di tornare a farci visita un giorno di questi, eh? Tutti gli Alti ti conoscerebbero con piacere, come me, e ‒ perché no? ‒ potresti… passarci qualche tecnologia del futuro. Che ne dici?» disse ammiccando.
«È possibile Servo-della-scienza, sì, direi anzi che è molto probabile: accetto volentieri l’invito. Nel frattempo… ‒ a questo punto Ian si fece quasi suadente ‒, giusto per rendere più credibile per la popolazione il racconto del nostro incontro, ti lascio già qualche bel progettino dal nostro mondo»
Come dal nulla, a poca distanza dall’alieno, dal cielo cadde sulla spiaggia una cassa di nastri magnetici, leggibili dai computer della civiltà Alta. Servo-della-scienza le diede uno sguardo compiaciuto, sbirciando tra i rami dell’arbusto di cui si gustava l’ombra «A presto Ian!»
Ma dai soli, questa volta, non rispose più nessuno.
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