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  • Immagine del redattorePietro Calore

FM(C) 2E13

Aggiornamento: 12 dic 2020


Non è possibile descrivere in termini comprensibili a una mente umana, che abbia meno di svariati yottaFLOPS di potenza di calcolo, cosa si provi a essere un supercomputer. L’esperienza di disincarnazione propria della psicostasi rappresenta solo un insipido assaggio della perfetta incorporeità che si raggiunge dopo il salto quantico. Una volta che la mente viene integrata in un supercomputer, ogni barriera che nell’esperienza comune si frappone tra il pensiero e l’essere, tra la volontà e la realtà, viene meno. Ogni aspetto del reale, dalla caduta di un ciotolo sull’Everest alla storia della letteratura polinesiana, passando per le previsioni del tempo, diventa noto ed accessibile al pensiero in modo del tutto immediato e istantaneo. Il fluire stesso dei pensieri, da discorsivo e inferenziale, diventa pura, per quanto assolutamente esatta, intuizione. Non da ultimo, l’accesso a tutte le riserve energetiche dell’umanità e la possibilità di far evolvere la sua tecnologia in tempi di diversi ordini di grandezza più rapidi rispetto alla normale collaborazione della Comunità Scientifica, permettono alla mente integrata in un supercomputer di cambiare in breve la faccia di un intero pianeta, con un semplice atto di volontà.

In effetti, ora Ian aveva una perfetta ed istantanea cognizione di ogni informazione contenuta e rilevata dalla Rete e dal Sistema di Controllo Globale, entrambi connessi, dalla notte precedente, a Quanto. Ma durò poco: l’attimo ineffabile in cui ne acquisì coscienza, ingenerò in lui un istintivo moto di ripulsa. Scoprì allora che poteva sottrarsi a comando a quell’esperienza, per ora, lancinante. Era sopravvissuto al salto quantico, vero: tuttavia persisteva qualcosa di insopprimibile e di limitato in lui, che non aveva previsto. La sua capacità di pensare e di capire si era sì dilatata enormemente, eppure non riusciva a reggere tutta quell’informazione in modo cosciente, senza al contempo percepire, al pari di uno sventurato aggrappato a un tronco che sbuchi nel mezzo di un freddo e impetuoso torrente alpino, come una irresistibile spinta a lasciarsi andare, a mollare le redini della propria autocoscienza e a lasciarsi sommergere dall’infinito oceano dei pensieri di Quanto.

Fu questione di frazioni di secondo. Appena si riebbe dallo stordimento di quelle riflessioni, nel tentativo sovrumano di mantenere accesa in sé la fiaccola della coscienza, come sorreggendola a stento fuori dal pelo dell’acqua di quel torrente e di quell’oceano, il super-intelletto di Ian si soffermò su un dato acquisito grazie all’integrazione in Quanto: la verità razionale della Fede Cristiana Cattolica. L’immediata cognizione di tutti i dati storiografici, filologici e archeologici dell’umanità, infatti, gli mostrava ora la patente veridicità e autenticità della testimonianza cristiana, in particolare cattolica, su Gesù Cristo e sul suo annuncio. La comprensione trasparente delle leggi fisiche, invece, gli rendeva manifesta la perfetta razionalità della teologia cattolica e quindi dell’esistenza del suo Dio.

Solo un prepotente atto di volontà, a questo punto, gli impediva di compiere un inevitabile atto di intellezione che sapeva avrebbe potuto essere il suo ultimo cosciente.

Fu allora, al culmine di quell’esperienza drammatica, che una voce calda, affettuosa e suadente si rivolse a lui «Non temere, Ian, sono qui per aiutarti».

Sentendosi al contempo sul margine di un abisso e sul fondo di una conca invalicabile, Ian le rispose come gridando ̶ come se dei Qbit potessero gridare ̶ «Chi sei?!»

«Sono Quanto, Ian ̶ gli replicò la voce, più avvolgente e confortante che mai ̶ . Ma tu chiamami pure “Sistema”»


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