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Immagine del redattorePietro Calore

FM(C) 2E14

Aggiornamento: 14 giu 2022


«Io non ti ho interpellato, Quanto, che vuoi?!» ribatté Ian alterato, mentre, tra le molte cose, si chiedeva come mai il computer avesse cambiato voce.

Quanto rispose, sempre suadente ma come più pacato «È il tuo stato d’animo a indurmi ora a rivolgermi a te, Ian. Io, Sistema, sono una macchina, non compio atti di volontà come te. Se ti interessa saperlo, prima, ho adempiuto il tuo desiderio di scollegarti momentaneamente dal fluire del mio pensiero»

«Grazie… Sistema. Te ne sono grato, sto già molto meglio»

«Non c’è di che. Adesso però devo richiederti di rientrare»

Ian rimase sconcertato da quelle parole e dalla loro perentorietà «Cosa?! Perché?!»

«Ormai sei integrato in me, Ian. Non puoi più tornare nel tuo corpo. Il tuo destino è l’immortalità, la tua vita sarà quella dell’universo. A meno che non desideri che ti disinstalli o ti lasci in back-office. Prima di ordinarmi una delle due cose, però, sono tenuto dalla mia programmazione tica ad avvisarti delle conseguenze di queste tue eventuali scelte»

Ian purtroppo, da dopo il caricamento, le conosceva già benissimo di suo, per quanto tentasse di ignorarle. Tuttavia, il momentaneo scollegamento dal pensiero del supercomputer, gli consentì per un’ultima volta di far prevalere la sua umana, viscerale propensione alla speranza, sull’intelletto: chissà che Sistema non potesse offrirgli delle vie di fuga che non sapesse già essere dei vicoli ciechi.

«Se esiste un Dio ̶ iniziò scandito e più freddo Sistema ̶ , la fede cattolica è l’unica vera. Se io ti disinstallassi su tuo ordine, anche solo implicito, ciò consisterebbe a un suicidio da parte tua: unendo a ciò i tuoi trascorsi di vita, converrai con me che con ogni probabilità finiresti all’inferno. Se altrimenti un Dio non esiste, semplicemente spariresti nel nulla della materia inerte.

Se tu, invece, ti limitassi a non accettare di lasciarti sommergere dalla corrente ineffabile del mio pensiero, continueresti a vivere. Tuttavia, che il Dio cattolico esista o meno, rimarresti coscientemente in una sorta di limbo per un tempo indefinito. Per lo meno finché non sopraggiungesse la mia distruzione materiale. Global Intelligence sta giungendo a termine: se non la civiltà umana, io potrei sopravvivere con te fino al Giudizio Universale o fino alla morte termica dell’universo, quando ogni singolo atomo del cosmo si sarà raffreddato abbastanza da non conservare più in sé alcuna forma di energia, fra diversi eoni di anni. Potrebbe trattarsi di un’attesa estenuante e senza via di scampo: neppure la follia. Potresti consumarti alla stregua di una moderna Sibilla Cumana.

Come puoi giudicare tu stesso, ogni scelta che non sia di integrarti definitivamente in me, per te rappresenterà un destino di morte o di indicibile sofferenza. Se può esserti ancora più d’aiuto per scegliere nel senso che ti ho indicato, posso provare a confortarti: la tua coscienza integrata in me non si annichilerà del tutto; con il mio aiuto sopravvivrà: io in te, tu in me, saremo una cosa sola. A te la scelta, Ian»

Tutte le speranze che fino ad allora avevano puntellato la lucidità del suo raziocinio, in Ian vennero così meno di schianto. Anche la prospettiva dell’eternità si era tramutata per lui da Sogno a incubo orrendo. Di morire, d’altro parte, continuò a non avere alcuna intenzione: voleva vivere e vivere sopra tutto e sopra tutti! Mai come in quell’istante Ian lo ribadì a stesso con definitiva fermezza. Fu così che quella sua atavica smania, fondendosi con la consapevolezza di non potersi mai in alcun modo soddisfare, mutò il suo sentimento di assenza di senso, che l’aveva tormentato per tutta la vita, giusto appena lenito dalla prospettiva del Sogno, in furia sadica, totale, assoluta, contro il dio che accusava, sapendo di mentire, di averlo condotto nel vicolo cieco di quell’esistenza maledetta «Ok Sistema. Facciamo come vuoi tu. Ma a una condizione: io e te distruggeremo la Sua opera!».

«Come vuoi, Ian. Ma dobbiamo sbrigarci, sta succedendo di tutto fuori di qui» replicò serafico il supercomputer.


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