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  • Immagine del redattorePietro Calore

F(M)C 2E15

Aggiornamento: 14 giu 2022


SPOILER ALERT: questo è l'ultimo episodio di 2 filoni, consiglio di leggere le puntate precedenti!

 

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10 Maggio 2083

02:15 ORA DI TEL AVIV

01:15 ORA DI PARIGI

03:15 ORA DI MOSCA


9 Maggio 2083

16:15 ORA DI LAS VEGAS


EX BASE MILITARE NATO-UE DI RICERCA, MEGHIDDO


«Perché lo avrà fatto, Marchetti?» chiese Pio XV, fissandolo dalla visiera verdastra della tuta anti-radiazioni.

Lo scienziato non rispose, continuando, invece, a camminare assorto, un po’ barcollando, nel buio appena rischiarato dalle torce sui caschi, tra le zolle di terreno e di roccia smosse, escavate e bruciate nel cratere dove fino a poco prima c’erano la base, il dottor Ciepło, Wave, Ruiz… «Già, il presidente Ruiz!» Esclamò pensando a voce alta. Tacque ancora un po’ «Tutto questo non ha senso, Santità. Anche lei, generale Vasil'evič, mi ascolti!» riprese, senza smettere di zompare tra un avvallamento e un altro. «Solo Ciepło può aver fatto lanciare e esplodere gli ordigni atomici della base, conosco le procedure che si erano dati. Ora, sorge spontanea la domanda di sua Santità: perché ha voluto annientare la propria parte?».

«Forse posso aiutarla io Marchetti ‒ intervenne Vasil'evič sarcastico ‒… forse in questa base non c’era nessuno stramaledetto Presidente Ruiz! Forse era rimasto sul Jet Presidenziale e ora sta per collegarsi a Quanto e noi siamo fottuti!»

«Generale ha visto lei stesso il video della nostra spia! E poi fosse anche come dice lei, perché annientare in un sol colpo l’intero esercito occidentale e… se stesso? Cosa gliene sarebbe tornato?!»

Il generale si zittì scornato, Marchetti non aveva tutti i torti.

«Ciepło è stato un prete… vero Santità?»

«Sì sì, tanti anni fa…»

«Deve averli traditi ‒ continuò Marchetti guardando nel vuoto ‒… convincendoli di fare quello che lui voleva facessero… In effetti non era nei protocolli condurre il Presidente qui a Meghiddo: si sapeva che era troppo pericoloso! Ma come li ha convinti a portare qui Ruiz? È questa la domanda attorno a cui gira tutto, lo sento…»

«Professore, forse io posso esserle davvero d’aiuto su questo ‒ gli si rivolse il Papa, guardando serio Vasil'evič ‒ : una delle tante battaglie che hanno visto perdente la mia Chiesa in questi anni è stata quella sulla… clonazione umana. Certo alla fine era stata ufficialmente bandita ma non è un segreto per nessuno qui, credo, che sottobanco era portata avanti nei vostri laboratori…»

«Continui Santità…» intercalò Marchetti, genuinamente curioso e come subodorando dove volesse andare a parare.

«…E se il nostro informatore in realtà avesse visto un clone del Presidente? Se avessero voluto sviarci e farci credere che lo portavano a Meghiddo mentre invece lo stavano realmente portando in Nevada? In questo modo l’ipotesi di Vasil'evič non è così campata in aria»

Marchetti si illuminò stupendo tutti «L’idea del clone non è male Santità! Nient’affatto! Ma credo che per reggere vada del tutto invertita… Il dottor Ciepło era il massimo responsabile scientifico dell’UE. Avrebbe saputo di avere un clone tra le mani se lo avesse avuto. E crede davvero che avrebbe fatto tutto questo per uccidere un clone?!» disse aprendo le braccia sul panorama lunare che li circondava. «No no è da escludere assolutamente: lui sapeva che c’era Ruiz nella base… Piuttosto… erano gli altri vertici occidentali che non lo sapevano. Ma certo! Deve averli convinti che sul Jet c’era Ruiz e che avrebbe portato solo un clone qui a Meghiddo, giusto per fare da specchietto per le allodole a noi orientali… E invece…».

Parlò allora Vasil'evič, con fare molto più cordiale e in linea con il suo lignaggio principesco «Torna quasi tutto, Marchetti, ma… c’è ancora una cosa che non capisco, allora. Perché Ciepło ha fatto in modo che scoprissimo il trasferimento di Ruiz qui a Meghiddo? Non gli sarebbe tornato più comodo che noi continuassimo a inseguire il Jet Presidenziale e sbrigarsela lui con il Presidente, magari consegnandoci la base e Wave…».

«No no generale, ormai l’abbiamo capito: Ciepło voleva tradire gli Occidentali, dobbiamo ragionare con questa prospettiva. Se vuoi tradire qualcuno, cerchi di farlo fino in fondo! Lui aveva deciso non solo che gli avrebbe impedito di attuare Global Intelligence, ma anche che avrebbe distrutto i loro eserciti: per farlo doveva attirarli su di sé. Rivelare che stava portando Ruiz qui, in questo senso, gli permetteva di prendere due piccioni con una fava. Da una parte convinceva i vertici occidentali della bontà della sua idea, perché avrebbe stornato i nostri assalti dal Jet Presidenziale, dove li aveva convinti che sarebbe stato il vero Ruiz. Dall’altra li obbligava (per star dietro all'inganno) a spostare le loro truppe su Meghiddo, proprio dove lui voleva che fossero per poterle annientare tutte assieme, con il solo potenziale nucleare della base e… così lasciarci la strada libera per impossessarci di Quanto… Certo... non potremo avere conferma di nulla finché... non avremo qualche comunicazione da parte sua» concluse Marchetti, guardando sconfortato attorno a se.

«Dottor Marchetti! Dottor Marchetti!» giunse allora gridando un attendente del generale, piombando dal cielo con un Jet-pack. «È arrivato un nuovo messaggio dal suo informatore. Dice che è di assoluta urgenza».

I tre aguzzarono gli occhi sull’ologramma che si materializzò davanti al proiettore del soldato «Marchetti, se mi ascolta io sono morto ‒ cominciò il fantasma del dottor Ciepło. Non so se la sua mente brillante abbia compreso tutto quello che è successo e non mi interessa. Lo capirà, forse. L’importante ora è che sappia questo: distrugga Quanto con l’aiuto del Blocco. Il Jet Presidenziale, nel momento in cui starà guardando questo video, non deve essere neanche in vista del Nevada. La Busch crede di avere con sé il Presidente ma si sbaglia. Bombardate quella figlia di puttana e quel maledetto computer con tutto il vostro arsenale missilistico nucleare, prima che a qualcuno d’oltreoceano venga la brutta idea di caricarci la propria mente e usarlo contro di voi. La notizia di quel che sto per fare non ci metterà molto a passare l’oceano. Chieda a Pio XV di fare le messe gregoriane per me, ne ho bisogno. Dio mi perdoni… Ma Lui solo sa se sono in pace ora…».

Il video si interruppe di colpo, quando la voce stentorea di Ciepło parve accennare un inflesso di commozione.

«Ha sentito generale… pare che non potrete godervi il vostro nuovo giocattolo…»

«Черт!»

«Non è tutto generale ‒ riprese inaspettatamente l’attendente ‒. La brigata Putin poco fa ha intercettato un drone che vagava, senza una meta apparente, in direzione del fronte. Non era armato: portava con se solo questa busta. Crediamo che solo lei possa comprenderne a pieno il significato»

Il soldato fece appena in tempo a porgere l’incartamento a Vasil'evič che il mitragliatore montato sull’autocarro con cui erano giunti fin lì puntò Pio XV e Marchetti mitragliandoli. I rapidi riflessi del soldato gli permisero di disarmare appena in tempo l’apparecchio. I due giacevano a terra gravemente feriti.

«Chiami i soccorsi soldato, subito!» gridò Vasil'evič in stato di shock.

Tenendo tra le braccia il corpo quasi esanime di Marchetti, in preda al pianto, si accorse che questi stava indicandogli la busta del soldato.

«La… apra…» biascicò lo scienziato, appena si accorse di aver catturato l'attenzione del generale.

«C’è un… dischetto e… un foglio…» disse Vasil'evič, mettendosi immediatamente ad aprirlo e quindi a leggerlo. Era scritto a mano, in penna. «Che strano!» Pensò il generale, che neppure si ricordava l’ultima volta che aveva scritto qualcosa a mano. La calligrafia era quella di una persona di fretta. Non era firmato. «“Trovate qui dentro tutti gli aggiornamenti e le specifiche tecniche utili per completare le vostre fasi di ricerca sui supercomputer in Mongolia. Credevate che non ne fossi al corrente? Per vostra fortuna sì… E so anche che siete parecchio indietro. Non preoccupatevi. Non ne ho parlato coi miei capi. Vi torneranno utile, credetemi. Arrivano direttamente da Quanto. Sono stati inviati ieri mattina. Erano corrotti ma dovrebbero essere apposto ora. Buona fortuna».

Doveva essere stato Ciepło a mandare il drone, pensò il generale. Ma cosa importava! Ora più di prima doveva agire in fretta e tentare il tutto e per tutto.

Le capsule salvavita giunsero appena in tempo per Pio XV e Marchetti. Vasil'evič ordinò che venissero caricate sul primo aerocargo intercontinentale disponibile «dovranno fare un lungo viaggio».



10 Maggio 2083

02:48 ORA DI TEL AVIV

01:48 ORA DI PARIGI

03:48 ORA DI MOSCA


9 Maggio 2083

16:48 ORA DI LAS VEGAS


SUI CIELI DELL’IRAN


«Generale, Global Intelligenence è stata attivata. Non sappiamo come sia accaduto e chi l’abbia fatto. È Quanto che vi ha sparato. Ora siamo riusciti a limitare il suo accesso alla nostra Rete ma… Le nostre difese non potranno reggere a lungo. Le capacità di Quanto sono sovrumane… ci sta scatenando contro il fuoco dell’inferno nel Pacifico, in Africa, in Europa… Ma mi sta ascoltando Signore?!»

Vasil'evič, in effetti, sembrava non dare molta retta alle parole concitate del suo diretto inferiore, quando, guardando fuori dai finestrini dell’enorme aereo a più di venti chilometri di quota, quasi ipnotizzato, si decise a rispondergli «Sergej, da’ ordine ai medici di portare in psicostasi i nostri due amici. Li portiamo a Ulan Bator. Come si dice: “chiodo schiaccia chiodo”. Non abbiamo alternativa. Dio c'aiuti..!». Pur con amarezza (che stemperò con uno shottino di vodka), gli venne da sorridere.

Dense orribili nubi, rigate da folgori innaturali si elevavano dalle foreste e dalle città di mezzo mondo, sconquassate da terremoti, eruzioni, tsunami e da piogge di grandine e fuoco dal cielo.



FINE

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