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Immagine del redattorePietro Calore

FM(C) 2E6

Aggiornamento: 11 apr 2022


All’ennesimo spettacolo naturale Ian cominciò a chiedersi se potesse esserci altro da ammirare in quell’universo, di diverso rispetto a quanto aveva contemplato fino a quel momento. Dall'ubriacatura percettiva emersero allora alla sua coscienza, come da una densa nebbia luminosa, una serie di interrogativi scientifici al limite dell’assurdo, che Ian stesso si era divertito a formulare nella sua decennale riflessione in fatto di computer quantistici. Si diceva: così come avrebbe potuto “vedere” i buchi neri, avrebbe anche potuto “vedere” il Big Bang, o il Big Crunch. In fin dei conti, ragionava, Quanto simulava e controllava l’evoluzione di ogni singolo atomo di quell’universo: nulla gli avrebbe impedito, a suo comando, di “riavvolgere la pellicola” fino all’origine dell’universo stesso, o di accelerarla per vederne la fine. In tal modo avrebbe potuto assistere alla prima “verifica sperimentale” dell'uno o dell'altro: avrebbe potuto anche scoprire che non c’era mai stato o non ci sarebbe mai stato, o comunque non così come supposto dalla Comunità Scientifica. Tutto sarebbe dipeso, come nel caso dei buchi neri, dal fatto che Quanto fosse riuscito o meno a superare le lacune delle teorie fisiche correnti.

Anche su questo, d’altra parte, Ian non stava molto sereno: le “singolarità” del Big Bang o del Big Crunch non erano nulla di diverso da quelle dei buchi neri anzi, se possibile erano qualcosa di ancor più misterioso e inquietante. Nel tentativo di fargliele simulare, avrebbe potuto perfino mandare Quanto in tilt. «No! ‒ si disse ‒ Di queste cose si occuperanno i cervelloni sfigati della Comunità, sui loro comodi sedili fuori da Quanto. Io, finché sono qua dentro, è meglio che eviti».

D’altro canto Ian sapeva di potersi dedicare alla risoluzione di un altro rilevantissimo enigma, che spaccava ancora la testa agli scienziati, nonostante l’ormai grandioso dispiegamento telescopico-orbitale: il problema dalla vita extraterrestre. Se era vero che Quanto aveva creato un universo in tutto simile al nostro, per scoprire se la vita sia possibile su altri pianeti oltre la Terra, sarebbe bastato verificare che nell’universo di Quanto… fosse nata la vita o meno. Formulato chiaramente il quesito, il supercomputer condusse Ian nelle prossimità di un meraviglioso pianetino azzurro di un sistema stellare binario. Come la Terra, aveva un solo satellite, dal colorito più scuro della Luna. Dall’alto Ian poteva vedere che lo ricoprivano oceani cristallini poco profondi, intervallati da piccoli continenti, simili più che altro a grosse isole. Per la tonalità sabbiosa delle loro superfici, questi gli apparivano in grossa parte aridi o alla meglio ricoperti da una bassa vegetazione arbusticola di un verde molto chiaro. In generale, l’irraggiamento dei due soli pareva rendere il pianetino parecchio più caldo della Terra. Forse per questo non si vedevano animali di grosse dimensioni in giro: mancavano cibo e ombra per permetterne la sopravvivenza. Ma tutte queste erano solamente congetture, che affollavano la mente curiosa e razionale di Ian quasi a voler rendere quell’esperienza meno perturbante e "aliena". Ritornando per pochi istanti su quel gioco di parole, gli venne perfino da sorridere sottilmente, se solo avesse potuto.


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