Ovviamente Quanto avrebbe reso intelligibile all’alieno il linguaggio di Ian. Questi gli si rivolse infine con fare perentorio «Ehi tu, ascoltami, non temere!». All’alieno parve che la voce giungesse dai due soli che gli brillavano in fronte. Si schiacciò più di quanto già fosse sull’arena umida all’ombra degli arbusti, strabuzzando gli occhi. Gli sorse immediato il pensiero di come riuscisse a “capire” quei suoni, in modo del tutto analogo a come era solito comprendere il normale linguaggio dei segni della propria specie. Non ravvisando da nessun occhio alcun pericolo attorno a sé (cosa cui il sentire un suono lo induceva innatamente, «per via di un classico bias evolutivo» si disse), rispose come ovviamente gli venne naturale, a gesti, «Chi sei?! Cosa vuoi?!».
«Sono il tuo Creatore!» affermò Ian, ridendosela fra sé e sé: in fin dei conti era vero… e ad esser sinceri lo appagava molto fingersi un vero e proprio dio, anzi un dio più vero di qualunque altro inventato dalle proiezioni superegoiche degli uomini, come aveva discusso nei suoi saggi.
«Cos…» rispose tenuamente l’alieno, assolutamente stupefatto («Questo linguaggio dei gesti è incredibile ̶ pensò Ian ̶ : riesce persino a rendere il tono di voce!»).
«Sì, sono il tuo dio!»
L’alieno balbettava ma certo non mostrava particolari segni di venerazione o similari.
In effetti Ian ravvisava in lui solamente una enorme sorpresa: aveva chiesto, infatti, a Quanto di poter leggere di quando in quando i suoi pensieri, ovvero ogni qual volta gli fosse tornato utile. Per il resto non voleva rovinarsi la sorpresa di quel colloquio.
«Beh tutto ciò è davvero… ̶ riprese con più decisione l’alieno ̶ imbarazzante ehm… Dio… io sa… sono ateo…».
Ian era elettrizzato: questo forma di vita aveva un’idea di dio e di… ateismo, interessantissimo! Volle investigare più a fondo «Come ti chiami?»
L’alieno da stupito qual era, assunse un atteggiamento più dubbioso «Scusi Dio ma… insomma… non dovrei dirglielo io ma… non dovrebbe saperlo Lei da sé?»
Ian si morse la lingua: maledetta fretta! Come al solito era stato troppo precipitoso. Decise allora di svincolare, con i soliti banali argomenti teologici «Certo che lo so ma… Io ti amo! Volevo che mi dicessi tu come ti chiamassi, per lasciarti libero di rispondermi». A Ian parve di averla scampata egregiamente.
«Mi chiamo Servo-della-scienza»
«Continua a parlarmi di te, Servo-della-scienza». Questa volta si fece rivelare da Quanto qualcosa della sua vita per non farsi trovare impreparato.
Servo-della-scienza era la guida scientifica e morale del suo popolo: supportato da un agguerrito partito, rivoluzionario prima, di governo poi, lo aveva condotto all’abbandono dei suoi antichi culti in direzione di una concezione puramente scientifica della vita, sia individuale che civile. O almeno questa era la sua versione: Quanto aveva rivelato ad Ian vicende belliche e terroristiche non propriamente edificanti sul suo conto. Ma per Ian era tutto decisamente condonabile a fronte dei suoi indubbi meriti. A dir la verità, Ian cominciò a provare per quell’alieno virtuale una grande ammirazione. Il giochetto dio-creatura, dunque, perse per lui d’un tratto qualsiasi interesse: gli dispiacque anzi di averlo messo così in imbarazzo per un proprio sfizio. Si decise quindi a togliercelo quanto prima.
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